Veronica Passeri
ROMA
DUE FUMATE NERE

al Senato, tre alla Camera: l’inizio della diciassettesima legislatura vede il Parlamento bloccato sul nodo delle presidenze. Le forze politiche non trovano la quadra né l’equilibrio per eleggere i due presidenti delle assemblee. Chiusi i canali di comunicazione tra Pd e grillini, sono, invece, aperti quelli tra i democratici e Monti, in ‘pressing’ per lo scranno più alto del Senato contro numerose perplessità del Pd. Contatti, colloqui (come quello in aula tra il premier uscente e Vannino Chiti) che ieri non portano a nulla. In una marea di eloquenti schede bianche (450 alla Camera e 223 al Senato) solo i ‘grillini’, al loro debutto in Aula, votano. Esclusivamente i loro candidati, Luis Orellana al Senato e Roberto Fico alla Camera.

IL PARLAMENTO

, è il mantra grillino, «va aperto come una scatoletta di tonno» e in effetti un apriscatola compare sul banco di uno scranno del Senato. E viene subito postato sui social media. I parlamentari del Movimento cinque stelle danno prova della solita esuberanza sulla Rete postando foto, commenti, critiche, resoconti di spese (ormai un ‘must’ lo scontrino della buvette) ma in aula dimostrano disciplina totale.
Composti, seduti, concentrati anche nella noia di quasi otto ore di chiame. Capaci di applaudire entusiasti il 93enne presidente di turno del Senato Emilio Colombo che bacchetta i senatori — soprattutto quelli di centrodestra — per ‘il brusio’. Oggi i partiti si dovrebbero presentare in Aula con le idee (e le alleanze) molto più chiare. La cosa non vale per il Movimento cinque stelle che ha ribadito l’intenzione di votare esclusivamente i propri candidati.
Al Senato, regolamento alla mano, basterà per la terza votazione la maggioranza assoluta dei presenti (si contano anche le schede bianche) e alla quarta si sfideranno al ballottaggio i due più votati. Alla quarta votazione alla Camera è sufficiente la maggioranza assoluta. Quindi se non prevarrà la logica delle schede bianche si faranno i due presidenti. Ieri intanto è scoppiata l’esultanza dei grillini alla Camera quando al terzo scrutinio Fico ha raccolto 113 voti, quattro in più rispetto ai 109 del pacchetto di M5s. Voti anche a Marianna Madia (Pd) che ne raccoglie dieci e al deputato più giovane dei democratici, Enzo Lattuca, che totalizza sette preferenze.
AL SENATO, invece, il 5 Stelle Orellana ha avuto 52 voti, due in meno del previsto perché lui, per fair play, non si è votato e la senatrice Giovanna Mangili si è dimessa e sarà sostituita da Tiziana Pittau. A difenderla il capogruppo Vito Crimi: ha lasciato «perché non ha retto alle forti illazioni mosse contro di lei ma la sua elezione è del tutto regolare». In aiuto, invece, di Marta Grande, 25enne deputata i cui titoli di studio sono stati messi in dubbio da alcune testate, la capogruppo a Montecitorio Roberta Lombardi: «Basta fango su di noi dai pennivendoli».