Elena G. Polidori
ROMA
BEPPE GRILLO

, è noto, è milionario. Meno noto è che il Movimento 5 Stelle è anche una macchina da soldi. Attraverso la rete, Grillo guadagna fior di quattrini grazie alla pubblicità sul suo blog www.beppegrillo.it; il guadagno per ogni clic su uno dei banner pubblicitari del sito è il massimo praticato in rete, 2 euro e 43 centesimi. Il calcolo di quanto entra in tasca al giorno a Grillo non è facile, ma basti pensare che, nelle ultime settimane, il traffico sul suo blog è stato stimato in 1,5 milioni di pagine web al giorno, con 175mila utenti unici. Se, insomma, solo un terzo di questi avesse cliccato su una pubblicità nel sito, Grillo si sarebbe messo in tasca circa 145mila euro al giorno. E sono proprio soldi del leader 5 Stelle che è, al contempo, capo, proprietario del marchio e soprattutto, assieme a Gianroberto Casaleggio, gestore del sito. Funziona così: tu clicchi sul sito, gli accessi aumentano e così gli introiti pubblicitari, calcolati, appunto, sul numero di accessi. Anche quelli che Beppe definisce «schizzi di m... digitale» in realtà — paradosso — gli fanno gonfiare il portafoglio. Secondo la concessionaria che gestisce le richieste degli inserzionisti della Google AdWords, il sito di Grillo è «un sito commerciale, macchina da soldi con una media mensile di 5 milioni di visitatori». In sintesi: più il M5S va bene, più utenti accedono al sito e più il volume affari di Grillo s’impenna. La prova? Le ultime elezioni.
Nei mesi della campagna elettorale, il sito-blog
beppegrillo.it ha registrato dati clamorosi: +82% di accessi al sito e +96% di pagine viste. Il ricavo annuo, secondo stime dei concessionari pubblicitari del web, sarebbe fra i 10 e i 20 milioni di euro. Tutto trasparente, per carità, almeno fino a quando Grillo era solamente un comico. Ora è un politico e la cosa inizia a puzzare di conflitto d’interesse. Perché è lui il capo supremo di tutto, come si legge nell’atto costitutivo del Movimento 5 Stelle, firmato il 18 dicembre scorso nello studio del notaio Filippo D’Amore a Cogoleto (Genova) dallo stesso Beppe Grillo, da suo nipote Enrico Grillo e dal commercialista Enrico Maria Nadasi. Insomma, Grillo era già ricco, ma grazie alla politica si arricchisce sempre più.
ANCHE attraverso la raccolta fondi, partita a dicembre per finanziare la campagna elettorale e ancora in atto, nonostante la campagna si sia conclusa. A oggi sono arrivati circa 571mila euro da 14.760 donatori (in media poco meno di 40 euro a testa). Sul sito si spiega come ogni spesa sarà documentata, e il resto invece andrà ai terremotati dell’Emilia. Grillo ha spiegato che «tutte le voci di spesa saranno pubblicate», ma c’è una cosa che non torna: la legge sui comitati e le fondazioni dice che le somme raccolte per la campagna elettorale devono essere utilizzate solo per la campagna elettorale. Che, invece, non è costata nulla, visto che sul sito c’è scritto «spese 0», ma è comunque finita. Perché, allora, la raccolta fondi continua?