«APRI, apri. Sparava allimpazzata. Si rivolgeva a me e sparava nella mia direzione. Grazie a Dio il vetro antiproiettile ha tenuto». Lesperienza è stata traumatizzante, ma luomo che la racconta è forte e ha già recuperato gli spiriti. Giuseppe Trabace, milanese, guidava il furgone che trasportava i lingotti e la valuta. Ha 58 anni, da 26 è guardia giurata e conducente di furgoni portavalori, fra ventidue mesi andrà in pensione. Con il ricordo di un terribile lunedì mattina in una piovosa giornata di aprile.
«FACCIO quel tragitto, dalla nostra centrale di Paderno Dugnano agli uffici di Como, da un paio danni. Siamo partiti questa mattina alle sei e mezzo, abbiamo percorso la strada di tutti i giorni e imboccato lautostrada a Lainate. Allaltezza di Turate ci ha affiancato unautomobile scura. Uno dei banditi ha incominciato a sparare sulla fiancata lato guida, la mia. Sparava allimpazzata, dappertutto, in aria e contro il furgone. Lauto ci ha superato e quello ha sparato sul davanti. È stata centrata lidroguida e lo sterzo si è bloccato. Eravamo fermi, impossibile muoversi. Sono scesi in tre o quattro, tutti mascherati con dei passamontagna scuri. Lo stesso uomo ha sparato alla gomma destra. Poi si è messo a sparare sul parabrezza, sventagliate complete, avanti e indietro, sia verso di me, sia verso il collega capomacchina, che avevo di fianco. Sparava e mi gridava Apri, apri. Aveva visto che ero lautista e forse pensava che potessi azionare i comandi. Invece la cassa non può essere aperta dallinterno, servono le chiavi».
«GIUSEPPE , mi ha detto il capomacchina, vieni dietro e ci copriamo. Così tutti e tre, io, il capomacchina e laltro collega, ci siamo rifugiati sul retro della cabina guida. Siamo rimasti lì, accucciati. I vetri hanno tenuto, ringraziando Dio. Altrimenti ci avrebbero massacrati tutti. Invece ci siamo salvati, protetti dalla blindatura di ferro. Quello ce laveva con me aveva smesso di sparare, però mi gridava Scendi, scendi, minacciandomi con il kalashnikov. Dallo specchietto retrovisore ho visto delle scintille e mi è arrivato un rumore, come uno zzz. Era il flessibile che tagliava le cerniere del portellone di dietro, che sono dei bei blocchi di ferro. Poi abbiamo sentito un tonfo, era la cassa di legno dove cerano i lingotti che veniva trascinata a terra con i suoi due quintali e mezzo di peso. I colleghi dellaltro furgone hanno visto il passamano dei lingotti e dei rotoli con il denaro dai banditi della prima auto a quelli della seconda, forse una grigia e una blu. Tutto è durato sei o sette minuti».
Gabriele Moroni
«FACCIO quel tragitto, dalla nostra centrale di Paderno Dugnano agli uffici di Como, da un paio danni. Siamo partiti questa mattina alle sei e mezzo, abbiamo percorso la strada di tutti i giorni e imboccato lautostrada a Lainate. Allaltezza di Turate ci ha affiancato unautomobile scura. Uno dei banditi ha incominciato a sparare sulla fiancata lato guida, la mia. Sparava allimpazzata, dappertutto, in aria e contro il furgone. Lauto ci ha superato e quello ha sparato sul davanti. È stata centrata lidroguida e lo sterzo si è bloccato. Eravamo fermi, impossibile muoversi. Sono scesi in tre o quattro, tutti mascherati con dei passamontagna scuri. Lo stesso uomo ha sparato alla gomma destra. Poi si è messo a sparare sul parabrezza, sventagliate complete, avanti e indietro, sia verso di me, sia verso il collega capomacchina, che avevo di fianco. Sparava e mi gridava Apri, apri. Aveva visto che ero lautista e forse pensava che potessi azionare i comandi. Invece la cassa non può essere aperta dallinterno, servono le chiavi».
«GIUSEPPE , mi ha detto il capomacchina, vieni dietro e ci copriamo. Così tutti e tre, io, il capomacchina e laltro collega, ci siamo rifugiati sul retro della cabina guida. Siamo rimasti lì, accucciati. I vetri hanno tenuto, ringraziando Dio. Altrimenti ci avrebbero massacrati tutti. Invece ci siamo salvati, protetti dalla blindatura di ferro. Quello ce laveva con me aveva smesso di sparare, però mi gridava Scendi, scendi, minacciandomi con il kalashnikov. Dallo specchietto retrovisore ho visto delle scintille e mi è arrivato un rumore, come uno zzz. Era il flessibile che tagliava le cerniere del portellone di dietro, che sono dei bei blocchi di ferro. Poi abbiamo sentito un tonfo, era la cassa di legno dove cerano i lingotti che veniva trascinata a terra con i suoi due quintali e mezzo di peso. I colleghi dellaltro furgone hanno visto il passamano dei lingotti e dei rotoli con il denaro dai banditi della prima auto a quelli della seconda, forse una grigia e una blu. Tutto è durato sei o sette minuti».
Gabriele Moroni
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