Roma, 10 aprile 2013 - TUTTO sommato poteva andare anche peggio. Ne prende atto Berlusconi che un risultato minimo l’ha raggiunto: la ragionevole certezza che il nome a lui più sgradito, quello di Romano Prodi, non è in pista per il Quirinale. Di più non ha ottenuto: non sarà lui a indicare la rosa di personaggi che potrebbero succedere a Napolitano, ma il Pd. Resta la delusione perché non c’è alcun varco che gli consenta di inserirsi nella questione governo. Bersani l’ha subito tolta dal tavolo dell’ufficio di presidenza della commissione Trasporti di Montecitorio dove si sono visti: «Di questo si parla dopo». Senza grandi entusiasmi, il Cavaliere ha dato la disponibilità ad accettare lo schema, anche se non ha mascherato con i vertici del partito riuniti in serata a Palazzo Grazioli la diffidenza sulle prossime mosse del leader Pd: «O è tutto condiviso, l’esecutivo da dare al Paese, oppure meglio andare a votare». Un mix di freddezza e voglia di trattare che traspare dalla dichiarazione rilasciata alla fine del vertice da Alfano che l’ha accompagnato, preparando il faccia a faccia con Enrico Letta che ha preceduto l’incontro con il leader Pd: «Abbiamo confermato quanto sempre detto. Il presidente della Repubblica deve rappresentare l’unità nazionale, non può essere e neanche apparire ostile a una parte significativa del popolo italiano». Si rivedranno martedì o mercoledì della prossima settimana, a ridosso della votazione per il capo dello Stato.
Pare che Berlusconi sia subito entrato nel vivo: «So bene che volete parlare solo di Quirinale, però sarebbe utile affrontare anche il tema del governo: il Paese è attanagliato da una terribile crisi economica. Noi dovremmo affrontare insieme questo dramma». Netto il «no» di Bersani («il mandato che ho ricevuto dalla direzione e dai gruppi è limitato al Colle») che spiega come tocchi al centrosinistra — in quanto coalizione che ha la maggioranza in Parlamento — proporre una rosa di nomi (due o più) di uomini e donne che assicurino autorevolezza, competenza ed equidistanza, sicuramente «non settari». Apertura che viene registrata positivamente dall’ex premier che auspica si arrivi al metodo Ciampi, ovvero elezione al primo turno. Detto questo, i criteri indicati andrebbero bene ad identikit di personaggi ‘politici’ come Amato, Marini, forse addirittura la Bonino, casomai Severino. Qualcuno, nel Pdl, lancia il nome dello stesso Bersani: di qui le voci su certi retropensieri del Cavaliere timoroso che il segretario del Pd voglia fare un blitz per arrivare lui sul Colle, perchè «le dinamiche parlamentari possono essere controllate fino a un certo punto».

COMUNQUE: Berlusconi a Montecitorio ha fatto per l’ennesima volta l’elogio di Napolitano. E ha buttato lì questa osservazione: «So che se pure noi avessimo il nome migliore del mondo, voi non lo potreste accettare».
La fine dell’incontro è stata dedicata al Milan, in particolare alla partita pareggiata domenica scorsa con la Fiorentina. «Silvio, ma come si fa a farsi rimontare due gol come polli, undici contro dieci?», si sfoga Letta, tifoso sfegatato dei rossoneri. Apriti cielo: il Cavaliere gliene dice di tutti i colori sull’atteggiamento remissivo della squadra. «Deve essere più votata all’attacco».

 

di Antonella Coppari