Modena, 28 aprile 2013 -  «LA DECISIONE di Enrico Letta segna il passo decisivo per cambiare concretamente l’Italia, la sua società e il modo di vedere un’integrazione che è già presente nel paese». È una nomina storica quella di Cécile Kyenge a ministro dell’Integrazione. Il deputato modenese, cittadina italiana nata nella Repubblica democratica del Congo, è stata scelta — a sorpresa — dal nuovo premier, ed è il primo ministro di colore della storia della Repubblica. Ha già le idee molto chiare, e non lo nasconde: «Una delle mie priorità — dichiara — è quella dello ius soli». Ius soli, sarebbe a dire diventare cittadini del paese in cui si nasce, a prescindere dalla nazionalità dei genitori. Una vera rivoluzione. «Ci sono tante cose che dovranno cambiare — aggiunge —, ma questa rimane una priorità al di sopra di tutto. Probabilmente — anticipa — troverò delle resistenze in Parlamento, dovremo lavorare molto per realizzarlo».

Resistenze che uno dei partiti dell’emiciclo, la Lega, ha subito messo sul tavolo: un’esponente del Carroccio bolognese, infatti, ha tirato fuori dal cassetto una vecchia dichiarazione del neoministro, che si schierava contro i Cie (i centri di espulsione per i clandestini). Pioggia di critiche. L’attaccante del Milan, Mario Balotelli, ha invece elogiato Cécile: «La sua nomina è un ulteriore, grande passo in avanti verso l’ integrazione».

MA CHI è Cécile Kyenge Kashetu? Sposata, due figlie, medico oculista. Negli ultimi anni è stata in consiglio provinciale a Modena, ma si è affacciata alla politica nazionale con l’impegno nelle associazioni che difendono i diritti dei migranti. Ieri, dopo l’annuncio della sua nomina, il Forum nazionale immigrazione Pd ha esultato: «Siamo certi che con il suo appoggio — ha detto Adele Tonini — riusciremo ad abolire la Bossi-Fini». Quella della Kyenge è una figura portante del Forum immigrazione Pd e porterà nel governo la ricca esperienza maturata in questa sede. Subito dopo l’elezione la parlamentare, ora ministro, è stata vittima di un attacco xenofobo da parte di un esponente leghista modenese, che ha minacciato lei e, più in generale, i migranti su Facebook. Anni prima, invece, un negoziante l’aveva cacciata dal negozio chiamandola «negretta». Lei l’aveva denunciato, costituendosi parte civile. È abituata ad andare fino in fondo. Ce la farà anche stavolta?

di Davide Miserendino