PRIMA sono arrivati i fotomontaggi osceni. Poi, specie dopo la visita alla Comunità Ebraica del 12 aprile, è successo di tutto. È stata minacciata di morte o di stupro ogni giorno, anche e soprattutto via web. Una campagna d’odio per la sola “colpa” di essere donna e impegnata. E la presidente della Camera Laura Boldrini ha detto basta, chiedendo che anche sulla rete valgano — davvero e non sulla carta — le stesse regole «sulla strada».
«So bene — dice la Boldrini in una intervista a
Repubblica — che la questione del controllo del web è delicatissima, ma non per questo dobbiamo porcela. Mi domando se sia giusto che una minaccia di morte che viene in forma diretta si trattata in maniera diversa dalla stessa minaccia via web». «Chiedo — aggiunge — che si apra una discussione serena e seria: non possiamo più considerare meno rilevante quel che accade in rete rispetto a quel che succede per strada». Con lei si è schierato il presidente del Senato, Grasso: «Si devono avere delle leggi che colpiscano i reati commessi attraverso il web. Occorre che ci sia una legge nazionale ma soprattutto una volontà internazionale». Con loro, con accenti diversi, il Pdl, il Pd, l’Unione delle comunità ebraiche. Ma non Idv e il 5Stelle. «Solidarietà a Boldrini — dice il capogruppo Roberta Lombardi — ma no a bavagli alla Rete», anche se la Boldrini non li ha chiesti. In serata interviene anche Grillo: «Gentili presidenti, i reati commessi attraverso il web, proprio in quanto reati, sono già punibili per legge. Perché questa attenzione morbosa al Web? Non bisogna invocare alcuna legge speciale ne’ alcun controllo della Rete, ma investire in innovazione e ricerca per favorire la banda larga, l’accesso alla conoscenza e la cultura di rete. E contemporaneamente, far rispettare le leggi vigenti».

ED È QUEL

che sta facendo la Procura di Roma, che ha aperto un fascicolo sulle minacce subite dalla presidente della Camera. Il pm Luca Palamara procede per minacce, diffamazione e violazione della privacy. La polizia postale ha già provveduto a far rimuovere foto e frasi minacciose. Ma il web si è infiammato per quella frase «dico basta all’anarchia del web», che — osservano nell’entourage della Presidente — sta nel titolo, ma non nell’articolo.
Uno che il tema dei diritti sul web lo conosce bene come il professor Stefano Rodotà, frena: «Hanno fatto bene Boldrini e Grasso ad aprire la discussione sulla regolamentazione delle minacce via web. Ma prima di pensare a leggi speciali, bisognerebbe capire se la vasta legislazione penale che abbiamo non sia sufficiente». «Per la diffamazione, le ingiurie, le minacce — prosegue — esiste il codice penale. Poi alcune fattispecie sono coperte dalla legge Mancino. Insomma, c’è già una vasta legislazione. Come spesso accade in Italia, il vero problema è la sua applicazione».
E infatti la Federazione nazionale della stampa italiana invita «tutte le autorità competenti ad agire secondo quanto già prevede la legge per i reati di minaccia, ingiuria, intimidazione, insulto e offesa alla persona. Chi pensasse però che la denuncia della presidente Boldrini possa essere utilizzata per ‘accompagnare’ nuovi tentativi di bavagli alla stampa, sbaglierebbe perciò indirizzo e andrebbe fuori tema».