Elena G. Polidori
ROMA
NEANCHE

Giorgio Napolitano è mai entrato in macchina fin dentro Montecitorio per ragioni di sicurezza. Grillo sì. È arrivato ieri a via della Missione 8, uno degli ingressi secondari della Camera, a bordo di una Kia bianca. Per lui trattamento da star hollywoodiana, Digos che tiene a distanza cronisti e telecamere, pesante portone di legno che si chiude dietro l’auto appena sgommata dentro. Questo fa la Casta. Questo fa Grillo. Che poi, beccato nei corridoi che lui pensava mondati dai cronisti, ha pure peccato di falsa modestia: «Io in Parlamento? Entro da un ingresso secondario. Sarò sempre un abusivo...». Come no. I suoi lo aspettavano tutti (o quasi) nella saletta dei gruppi della Camera. E sapevano fin dalla mattina quale sarebbe stato il canovaccio del secondo sermone di Grillo agli scalpitanti «cittadini»: prima il bastone, con minacce palesi (poi ritirate) di liste di proscrizione da rendere pubbliche per chi si terrà per sè tutta la diaria, quindi l’invito a essere meno ingessati e scostanti con la stampa («andate in televisione, ma non nei talk show», Grillo dixit) visto che l’arroganza grillina sta provocando danni d’immagine non secondari al Movimento: «La gente non ci capisce se non gli parliamo...». Nel lungo monologo, parole forti contro la fame di denaro che ha colpito una fetta consistente dei parlamentari non appena ha buttato l’occhio sulla busta paga: «Vaffa ai soldi», «non si fa la cresta su ciò che non è rendicontato». Quindi la minaccia: «Metteremo online nomi e cognomi di chi vuol tenersi i soldi!». Questo, alla fine, se lo è rimangiato. Perché ha capito che il Movimento, sulla diaria, si sarebbe spaccato. E che molti, forse troppi, hanno debiti da saldare, giovani famiglie da far crescere, carichi personali da chiudere. Ecco perché, alla fine di una discussione che è stata raccontata solo da Twitter, è emerso che sulla diaria ci sarà una valutazione caso per caso. E questo apre un problema. Giusto ieri, in Sicilia, Antonio Venturino, consigliere regionale M5S, è stato espulso con ignominia dal partito (Grillo lo ha simpaticamente chiamato «pezzo di m...») perché ha dichiarato di volersi tenere per sè lo stipendio intero. Ora la sua posizione dovrebbe essere quantomeno ridiscussa. Stessa storia per Marino Mastrangeli, cacciato addirittura dal gruppo parlamentare perchè reo di andare troppo in tv; e adesso che Grillo ha «aperto» alla tv e ai giornalisti, che si fa?

CONTRADDIZIONI

continue dell’armata Brancaleone grillina che il Capo, comunque, blandisce chiamandoli come un drappello di eroi che ha fatto «la più grande rivoluzione di questo Paese, d’Europa e forse del mondo». «Noi non siamo un’automobile migliore, siamo un nuovo mezzo di trasporto: siamo il teletrasporto», ha detto ancora, «noi cambieremo le cose», ma se «non riusciremo a cambiare questo Paese, meglio andarsene in massa». Renato Brunetta, alla bouvette, salacemente commentava: «Qualcuno gli ha detto che c’è chi non vede l’ora che lo facciano?».