Elena G. Polidori

ROMA, 16 maggio 2013 - ANDARSENE? Per ora no. Però. Per ora, meglio continuare a «pesare», soprattutto dopo quel tradimento «dei 101» che ha reso ancora più forte il suo credito verso il Pd. Però, sono girate voci contrarie nei giorni scorsi. E cioè che Romano Prodi stesse meditando un passo definitivo nei confronti del partito; nessuno strappo plateale, com’è nella sua indole, bensì un gesto altamente simbolico: non ritirare la tessera del Pd in occasione del prossimo congresso d’autunno. Un modo per allontanarsi dalla creatura politica di cui è padre fondatore, lanciando un messaggio di assoluta freddezza rispetto al futuro.

IERI A BRUXELLES, dopo le indiscrezioni di stampa, Prodi (che si trovava lì in qualità di inviato Onu per il Sahel) non ha voluto rispondere in modo deciso a chi gli chiedeva lumi sull’eventualità dell’abbandono al Nazareno. Ha liquidato il tutto con una battuta, «sono indiscrezioni, lasciate che i giornali scrivano...», che tuttavia nessuno ha considerato esaustiva. A quanto se ne sa, Prodi potrebbe lasciare veramente il Pd solo se il congresso portasse a una nuova fase della vita dei democratici troppo lontana dalle sue radici che affondano nell’Ulivo. Ma nessuna decisione è stata ancora presa. Il segretario Pd, Guglielmo Epifani, intanto, scende in campo per il rush finale delle amministrative, studiando le tappe in giro per l’Italia, e prepara il campo per il congresso chiedendo «uno scatto di responsabilità e di uscire dall’angolo per portare avanti le proprie battaglie, come lo ius soli». Sandro Gozi, deputato prodiano, delinea un quadro piuttosto desolante: «Il Pd oggi è come un’azienda che accaparra posti e prebende, non può che essere considerata una bad company; tutto quindi si giocherà al congresso, dove dovremo tutti impegnarci e metterci in gioco per costruire il vero Pd (perché questo è finito) e convincere Prodi e tanti iscritti ed elettori a rimanere con noi. Se non facciamo un Pd solido, aperto e con-vincente rischiamo di perdere i migliori e di ritrovarci con gente interessata solo a occupare poltrone».
Quanto a Renzi, «sarà al congresso che dovrà impegnarsi in prima persona nella rinascita del Pd». Altrimenti? Resterà la vecchia «bad company del partito». E allora anche Prodi ci potrebbe voltare le spalle. Stavolta, definitivamente.