Silvia Mastrantonio
ROMA
«È STATO

un fenomeno devastante, di intensità, non è stato ancora accertato definitivamente, compresa tra 4 e 5, su una scala da 1 a 5». Il tornado in Oklahoma si è lasciato alle spalle morti, feriti, danni incalcolabili.
Ma questi fenomeni sono normali o sono collegabili ai cambiamenti climatici? E l’Italia, è territorio a rischio? Dubbi e domande per la dottoressa Marina Baldi, climatologo dell’Istituto di Biometeorologia del Cnr.
Per chiarire, che differenze ci sono tra tromba d’aria e tornado?


«Nessuna. Le trombe d’arie scatenatasi recentemente a Taranto, come quella di Modena e, prima di Venezia, sono tutte la stessa cosa. Una massa d’aria che ruota su se stessa e che si sviluppa o meno a seconda delle condizioni atmosferiche».
Che cosa significa?

«Che, ad esempio, in Oklahoma il devastante tornado è stato il risultato di una situazione già perturbata. C’era una tempesta in atto».
Ma non è che ogni volta che piove arriva un tornado...

«Il pericolo c’è quando si determinano condizioni che riguardano la temperatura del suolo e quella dell’atmosfera, l’umidità».
Si tratta di zone soggette?

«Per la conformazione del terreno. Quell’area viene definita corridoio dei tornado. Comunque moltissimo dipende dalle differenti temperature tra la superfice del mare o del terreno e l’atmosfera».
Fenomeni analoghi, anche se più contenuti, ci sono stati anche da noi.

«Soprattutto sul mare. Da noi gli spazi sono conformati in modo diverso. Non esistono pianure così grandi, ad eccezione di quella Padana. In qualche modo le valli strette, gli ostacoli lungo il cammino, frenano le trombe d’aria che siamo abituati a vedere in modo particolare sul mare».
Qualcuna, però, arriva a terra

«Ma senza conseguenze devastanti. Per la conformazione geografica, come dicevo, e anche per la solidità degli edifici».
Si possono prevedere?

«In Oklahoma, ad esempio, fin dalla mattina c’era uno stato di attenzione. Ma non è possibile sapere, in anticipo, se il tornado si svilupperà e quale direzione prenderà. La previsione, in questo caso, si limita ai 15 minuti precedenti ed è molto poco tempo per far allontanare la popolazione».
Sono diventati più frequenti?

«Di questi eventi, negli Stati Uniti, se ne registrano circa 1.200 all’anno. La maggior parte non solleva attenzione perché interessa aree non abitate. In questo caso, però, ha colpito zone densamente popolate».
Tutto nella norma, allora, compresa l’intensità?

«Forse c’è stato un aumento ma non possiamo dirlo con certezza perché non esistono, ancora, dati scientifici».
Ma l’innalzamento della temperatura del mare ha influenza?

«Credo che questo sarà argomento di discussione per i prossimi anni. Per quanto riguarda l’Oklahoma sicuramente c’è stato un innalzamento della temperatura nel Golfo del Messico. Questo, insieme con il vapore provocato e la quota di umidità, ha un rilievo importante».