Lorenzo Bianchi

BOLOGNA, 24 maggio 2013 - C’È UN FILMATO di «Venad News», una tv del Kerala, un minuto e 31 secondi di dichiarazioni, che fa crollare il castello dell’accusa. Dice Freddy Bosco, proprietario del Saint Antony e datore di lavoro dei due pescatori uccisi dai fucilieri di Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone secondo una traballante inchiesta della polizia locale: «Erano le 9 e 30 della sera. Ho sentito un grande rumore. Mi sono svegliato e ho visto Julas che perdeva sangue dal naso e dalle orecchie. Ho gridato. Ho svegliato gli altri. Anche loro urlavano. Quando ci hanno sentito, dalla nave hanno cominciato a spararci addosso. Era nera in alto e rossa alla base». Freddy Bosco è appena sceso su un molo a Neendakara. Parla a una selva di microfoni. Vicino a lui c’è un poliziotto. Un cronista, sorpreso, lo interrompe. «L’incidente — obietta — è avvenuto prima delle 17!». Bosco insiste: «Erano le 9 e 30 di sera». I corpi di Valentine Jalastine, 45 anni, detto ‘Julas’, e di Ajish Pink, 25, vengono caricati su furgoni frigoriferi. Attenzione agli orari. Non funzionano. La Enrica Lexie è stata avvicinata dai pirati alle 16 locali del 15 febbraio 2012, cinque ore e mezzo prima dell’orario denunciato da Freddy Bosco a caldo. A quell’ora si trovava a 20,5 miglia da Alappuzha. Il Centro Marittimo di Ricerca e Soccorso (Cmrs) di Mumbai dà l’allarme solo alle 18 e 25. L’armatore del Saint Antony parla alle 23 e 15, secondo il Cmrs, che è contraddetto dai filmati postati su YouTube e dal giornale della Guardia Costiera indiana «Safe water», dai quali risulta che siano invece le 22 e 25.

IN OGNI CASO, anche prendendo per buono l’orario di Mumbai, in un’ora e tre quarti il Saint Antony, che naviga a una velocità massima di 8 nodi, può aver percorso, a essere generosi, 14 miglia e non 20,5. Senza contare che Alappuzha è 84 chilometri a nord di Neendakara, il porto di Kollam. Le 21 e 30 hanno un senso solo se si riferiscono alla sera del giorno prima, il 14 febbraio. Se l’incidente è avvenuto, come tanti altri (di frequente mortali per i pescatori indiani), nel braccio di mare ricco di sgombri e di tonni fra lo Sri Lanka e il Tamil Nadu, lo stato indiano nel quale è registrato il Saint Antony, in 22,5 ore il peschereccio può essere arrivato a Neendakara. Le foto mostrano che nel lungo tragitto il braccio destro di Pink si è bloccato in un rigor mortis che raggiunge i grandi muscoli in un arco di tempo compreso fra 3 e 10-12 ore.

NON A CASO Freddy Bosco e i suoi uomini hanno propinato un incredibile balletto di versioni diverse dei fatti. Secondo la prima, quella del pescatore anziano Clemens, nel pomeriggio del 15 febbraio la barca era al largo di Allappuzha «ben dentro le acque territoriali (12 miglia ndr.)» perché «funzionavano i cellulari» con i quali furono informati dell’incidente Prabhu, un pescatore amico di Bosco, e la Guardia Costiera. La Enrica Lexie quindi incrociava almeno 8,5 miglia nautiche più al largo. La testimonianza è stata raccolta dal giornale ‘The Hindu’ il 17 febbraio. Sennonché la Marina Militare italiana il 15 febbraio, nel suo primo comunicato stampa, ha scritto che la petroliera italiana era a 30 miglia dalla costa. Il rapido e ingegnoso Bosco si adegua e cambia narrativa. Il 3 marzo dice al giornale ‘Deccan Chronicle’ che alle 16 era al largo di Chertala, a 35 miglia a sud di Kochi. Peccato che a quell’ora la Lexie navigasse 28 miglia più a sud. Si arriva così alla terza verità raccontata il 23 marzo all’inviata di ‘Oggi’ Fiamma Tinelli. La nuova posizione è venti miglia al largo di Neendakara. Sfortuna vuole che la Lexie alle 16 incrociasse 27 miglia più a nord. Nell’intervista Bosco ammette che il nome della petroliera glielo ha suggerito la polizia. Le dichiarazioni e i filmati sono oggetto di un esposto elaborato dal gruppo di esperti guidato dall’ingegner Luigi Di Stefano, il perito del proprietario dell’Itavia Aldo Davanzali nel processo per il Dc 9 abbattuto nel cielo di Ustica, e destinato alla Procura della Repubblica di Roma