dall’inviato Tommaso Strambi

Bagnaia (Siena), 27 maggio 2013 - Solo un "rigurgito sarcastico invidiosetto" da mancato invito? Chissà. Sicuramente nel mondo 2.0, in cui il virtuale sembra contare più del reale e dove gli avatar hanno più sensazioni dei presenti, l’outing di qualche brillante giornalista riguardo all’ottava edizione di ‘Crescere tra le righe’ coglie nel segno. Perché, ormai, l’appuntamento, promosso a Bagnaia dall’Osservatorio Permanente Giovani-Editori presieduto da Andrea Ceccherini ed ospitato nello splendido borgo, sulle colline della Val di Merse, di proprietà di Marisa Monti Riffeser e Andrea Riffeser Monti, è diventato uno dei tre appuntamenti centrali nella vita del Paese. Al pari dell’assemblea annuale di Confindustria e delle considerazioni finali del Governatore di Bankitalia.

Le imprese, le banche e l’editoria dunque. Bagnaia rappresenta proprio il cuore di quest’ultima. È qui che si discute e ci si confronta sugli scenari futuri. Non una delle tante passerelle dove si va solo per farsi immortalare (come sostengono coloro che restano fuori perché non invitati), ma una due giorni intensa, con ritmi di lavoro serrati, cui prendono parte ‘mostri sacri’ del giornalismo (quest’anno c’erano la direttrice del New York Times, Jill Abramson, e il direttore del Wall Street Journal, Gerard Baker — per la prima volta insieme in un incontro ufficiale — e il premio Pulitzer Peter Kann), dell’editoria (da Mathias Dopfner a John Elkann, da Benito Benedini a Pietro Scott Jovane), della finanza (da Enrico Cucchiani a Giuseppe Guzzetti, da Alessandro Profumo a Giorgio Squinzi) e della cultura, come il cardinale Gianfranco Ravasi. Con i giovani del progetto ‘Quotidiano in classe’ nella veste di veri protagonisti. E questo proprio grazie all’agenda e alle relazioni del presidente dell’Osservatorio, Andrea Ceccherini.

Un evento, dunque, che diventa fucina di scenari e idee da sviluppare. Proprio come quelle lasciate in eredità dall’edizione appena conclusa: un giornalismo di qualità, un nuovo modello di business che faccia quadrare i conti delle imprese editoriali e realizzi giornali più in linea con un lettore che ha l’esigenza di capire, più che di conoscere, i fatti che viaggiano più veloci tra web, smartphone e social network. Una sfida non semplice, soprattutto per il rischio di finire risucchiati nel mare magnum delle nuove tecnologie. Una sfida che Ceccherini, nel chiudere i lavori, ha lanciato proprio agli editori: "C’è bisogno di cambiare passo, di smettere di giocare in difesa ed iniziare a giocare in attacco. C’è bisogno di trovare un modello per rendere profittevole il giornalismo di qualità anche nel mondo digitale". Altro che passerella, Bagnaia è la Davos dell’editoria. Come confermano anche autorevoli esponenti del giornalismo che non partecipano al progetto dell’Osservatorio Permanente Giovani-Editori.