Elena G. Polidori

ROMA, 6 giugno 2013 - LA SCELTA, alla fine, è tra «chi sei davvero e un progetto che può anche appartenerti, ma qualcosa si è rotto». Quel qualcosa, Vincenza Labriola, deputata tarantina dei 5 stelle, ultima tra gli eletti in regione, mamma di due bambine molto piccole, non lo spiega affatto. È solo che tra qualche ora, potrebbe essere la prima grillina a lasciare il Movimento 5 stelle per confluire nel gruppo misto. Ha chiesto di recente alla presidenza della Camera quali sono le pratiche da fare per cambiare casacca politica e le hanno detto che, comunque, non sarà una cosa così immediata.

Non sarà sola, Vincenza Labriola. A stretto giro di posta la seguirà un altro deputato pugliese, Alessandro Furnari. Anche lui da tempo perplesso sull’agibilità democratica interna al gruppo, avrebbe però preso la decisione di uscire per una questione più prosaica: la diaria. Furnari, insomma, è tra quelli che non vuole mollare un euro dello stipendio perché non ha capito dove andranno a finire i soldi. Infatti, una soluzione non è stata ancora trovata. E questo, ovviamente, innervosisce. Fino a giustificare un’uscita.
Intanto, però, continua a montare la fronda interna. Ormai sono 12 alla Camera e altrettanti al Senato quelli che, al momento giusto, potrebbero migrare. Proseguono, infatti, senza sosta i contatti con Pippo Civati e Roberto Giachetti del Pd, ma anche con lo stesso Stefano Rodotà che nonostante i raffreddati rapporti con Grillo continua a tenere stretti rapporti con alcuni dei grillini che non hanno affatto gradito il modo con cui è stato trattato dal leader. Al momento c’è molta confusione. E il dissenso non omogeneo è dimostrato dalla evidente spaccatura tra gli ortodossi — i fedelissimi ai capi supremi Grillo e Gianroberto Casaleggio — e chi invece vorrebbe più confronto per arrivare sempre a decisioni condivise.

NELLA RIUNIONE di ieri sera, la spaccatura è emersa con chiarezza nelle parole di Tommaso Currò, un «dissidente» che ha voluto rinnovare pubblicamente la sua stima per Rodotà. «Il Movimento soffre un evidente paradosso», ci ha spiegato uno dei 12 grillini dubbiosi della Camera, «e cioè da un lato l’enorme potere psicologico nelle mani di due sole persone, e dall’altro l’assemblearismo di alcuni dei nostri che è quasi patologico. Ma, alla fine, è la mancanza di una struttura che paralizza molte decisioni». E poi Grillo; gli sfoghi che affida al suo blog arrivano ai grillini come fulmini a ciel sereno. Tanto che ieri sera è stata avanzata la proposta di chiedere a Grillo di astenersi dalle esternazioni per qualche giorno, «altrimenti ogni nostro lavoro qui dentro verrà sempre oscurato». Intanto, Roberto Fico arriva alla presidenza della Vigilanza Rai. E promette sfracelli per la tv pubblica. Senza sapere che da San Macuto non si può toccare nemmeno un bottone di quelli che contano davvero a viale Mazzini...