Iacopo Scaramuzzi
CITTÀ DEL VATICANO
NON POTREBBERO

essere più diversi per carattere, stile e formazione. Eppure marciano insieme. Francesco e Benedetto XVI sono legati allo stesso destino. Senza le rivoluzionarie dimissioni del primo, il secondo non sarebbe stato eletto. La denuncia della «corruzione» scandita da Bergoglio (alla messa di ieri mattina ha stigmatizzato «l’insulto» e la «denigrazione» del prossimo) fa eco alla critica alla «sporcizia» della Chiesa che fece Ratzinger. Quest’ultimo si è dimesso contro una Curia immobile e velenosa. Il Pontefice regnante si prepara a rivoltarla come un calzino.

E, QUASI

a suggellare l’intesa, Francesco ha annunciato che firmerà con il predecessore la sua prima enciclica. Sarà la prima volta nella storia. Prima di rinunciare al soglio di Pietro, Benedetto XVI aveva iniziato a stendere una lettera sulla fede. Il percorso bruscamente interrotto ora riprende. Bergoglio ieri ha ricevuto la segreteria del Sinodo, l’organismo collegiale dei vescovi di tutto il mondo. Rompendo il protocollo, ha messo da parte il discorso scritto e, a braccio, ha spiegato: «Adesso deve uscire un’enciclica, a quattro mani dicono: l’ha cominciata Papa Benedetto, me l’ha consegnata, è un documento forte. Lui ha fatto un grande lavoro, io l’ho portato avanti».
Non è l’unica novità annunciata. Papa Francesco ha parlato della prevista riunione di ottobre degli otto cardinali da lui nominati per riformare la Curia. Ha rivelato che in queste settimane sono arrivati molti suggerimenti dagli altri cardinali di tutto il mondo («Carte, carte, carte…»). E – quasi una rivoluzione – ha preconizzato una maggiore collegialità nella Chiesa, con lo stesso sinodo che potrebbe divenire un organismo permanente (oggi si riunisce una volta ogni due, tre anni) e potrebbe consigliare il Papa su questioni come famiglia e matrimonio («Oggi tanti cattolici non si sposano, convivono, il matrimonio è provvisorio: è un problema serio»).

FRANCESCO


ha poi spiegato che approfitterà del mese di agosto, quando rimarrà in Vaticano mentre monsignori e cardinali sono in vacanza («la casa sarà tranquilla…»), per scrivere un altro documento sulla evangelizzazione. Chissà se non approfitterà anche per imbastire la riforma della Curia e dello Ior. Sono questioni che ha a cuore. Qualcuno prevede decisioni imminenti. La realtà è che il Papa è imprevedibile. Sembra determinato, ma senza fretta. Vuole capire, approfondire. Poi deciderà. Da solo. Ma forte dell’alleanza con Benedetto XVI.