Matteo Palo
ROMA
UN DECRETO

da 1,5 miliardi per rilanciare l’occupazione giovanile, soprattutto nel Mezzogiorno. Il premier Enrico Letta ha descritto così il pacchetto lavoro approvato ieri dal Consiglio dei ministri. Un pacchetto che, guardando ai contenuti, comprende tutto quello che era previsto alla vigilia: defiscalizzazione delle assunzioni a tempo indeterminato, una prima revisione della legge Fornero, sostegno ai tirocini e qualche misura di semplificazione del settore.
Le attese dell’esecutivo sugli effetti del provvedimento sono importanti. Secondo Letta il decreto consentirà, infatti, di «aiutare in un arco di tempo di 18 mesi 200mila giovani, con maggiore intensità nel Centro Sud», grazie alla copertura di «fondi nazionali e fondi europei». In questo modo «vogliamo dare un duro colpo alla piaga della disoccupazione giovanile». Aspettative condivise anche dal vicepremier Angelino Alfano, che ieri dopo il Cdm ha espresso profonda soddisfazione: «Sono altri due gol del Governo su tasse e lavoro».

LA PARTE


più sostanziosa del pacchetto (circa 800 milioni di euro) è stata destinata alla decontribuzione: esattamente, 500 milioni andranno al Mezzogiorno e 294 milioni alle altre regioni italiane. Serviranno a incentivare le assunzioni di lavoratori in età compresa tra i 18 e i 29 anni che rispettino almeno uno di questi tre requisiti: siano privi di impiego retribuito da almeno sei mesi, siano privi di diploma di scuola media superiore o professionale, vivano soli o con una o più persone a carico.
Il datore di lavoro potrà godere di un incentivo pari a un terzo della retribuzione lorda. Per le nuove assunzioni il bonus copre un periodo di 18 mesi, mentre per la trasformazione dei contratti a termine in assunzioni a tempo indeterminato l’incentivo è di un anno. In ogni caso, l’agevolazione non potrà superare i 650 euro. Una cifra che, di fatto, servirà a pagare tutti i contributi del dipendente. Vengono, poi, rivisti diversi passaggi della legge Fornero.
Gli intervalli per il rinnovo dei contratti a tempo determinato tornano a 10 e 20 giorni (a seconda della durata), dopo che il governo Monti li aveva allungati a 60 e 90 giorni. Viene anche fissato un termine per il lavoro intermittente: non più di 400 giornate lavorative nell’arco di tre anni solari. Altrimenti il rapporto diventa a tempo pieno.

COMPLETANO



il quadro alcune norme di dettaglio. Entro la fine del 2015 saranno adottate le linee guida che disciplinano l’apprendistato. Viene riconosciuto un vantaggio fiscale al datore che assume un lavoratore in Aspi, il nuovo ammortizzatore sociale introdotto dalla legge Fornero. Vengono stanziati 168 milioni di euro per i tirocini formativi dei giovani del Sud che non lavorano e non studiano (i ‘neet’), e vengono previsti 80 milioni di euro per il sostegno all’autoimprenditorialità. Istituita anche una banca dati che raccoglierà informazioni sui lavoratori da collocare nel mercato occupazionale. E vengono appesantite le sanzioni per tutte le violazioni in materia di sicurezza sul lavoro.