ROMA
DOPO
giorni di dichiarazioni in libertà e contraddittorie sia sul partito sia sul governo da parte dei dirigenti del Pdl, Silvio Berlusconi ha deciso di piantare alcuni paletti: la linea rispetto al governo non cambierà; cambierà molto il profilo del partito.
«Il Pdl resterà come coalizione dei partiti di centrodestra: Forza Italia ne farà parte e temo che sarò ancora chiamato ad essere il numero 1», ha detto il Cavaliere al Tg1, con ciò rimettendo in freezer l’ipotetica candidatura a premier della figlia Marina. Ipotesi concreta, ma prematura poiché imprevedibile è la data delle prossime elezioni. Berlusconi, infatti, giura lealtà ad Enrico Letta. «Il sostegno nostro e del movimento al governo è pieno, convinto e leale», assicura. Quanto alle frequenti critiche che si levano quotidianamente dai ranghi del Pdl, «devono essere intese solo come uno stimolo a fare di piu». Critiche costruttive, dunque. Esattamente quanto detto ieri da Letta.
I nervi del Cavaliere restani saldi, nonostante l’offensiva giudiziaria ai suoi danni. «La sentenza sul processo Ruby è grottesca — ha detto Berlusconi —. Si parla di concussione e non c’è il concusso, di induzione e non c’è indotto».

QUANTO



al processo Mondadori, al vaglio della Cassazione, Berlusconi continua a proclamarsi innocente. «Praticamente fui costretto a vendere giornali, riviste e una cartiera — dice —. Noi siamo stati penalizzati e costretti a pagare 565 milioni a fronte di un valore delle azioni Mondadori di 100 milioni. Cinque volte e mezzo il valore del gruppo De Benedetti, che si alzò da quel tavolo molto soddisfatto, come testimonia una intervista dell’epoca». Se a ciò si aggiunge il processo napoletano sulla presunta compravendita di senatori ai tempi dell’ultimo governo Prodi, è chiaro che «si sta cercando di portare a conclusione la guerra dei vent’anni contro Berlusconi cercando di colpirlo nel suo patrimonio, nell’immagine, nei diritti politici e ora anche nella libertà». Consequenziale la valutazione politica: «Se c’è un settore da riformare in Italia è la giustizia».

LA PRIMA

affermazione, quella sul partito, risulta indigesta agli ex An sopravvissuti tra le fila del Pdl. Ma era già abbondantemente annunciata, e infatti Maurizio Gasparri allarga le braccia e accetta il destino: «Ormai Berlusconi ha deciso, ha da anni in testa di tornare a Forza Italia e lo farà. Io sono contrario al recupero di nomi del passato, ma mi adeguo e vado nel partito più grande». La pensa così in molti, a partire da Altero Matteoli. Quanto al sostegno al governo, chi pure all’inizio aveva fatto fuoco e fiamme contro le larghe intese si rende conto del fatto che ormai sganciarsi non sarà facile.
r. r.