Nicoletta Magnoni

BOLOGNA, 1 luglio 2013 - DOPO il lavoro, le pensioni. «Giovannini ha detto che se ne parlerà a settembre — con la legge di stabilità —, ma è necessario impostare il problema da subito». A fare pressing sui tempi è l’ex ministro Cesare Damiano (Pd) che, da presidente della commissione lavoro della Camera, sta lavorando con il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta a un piano per il pensionamento anticipato a 62 anni. Piano sul quale c’è la convergenza di un altro ex ministro della Previdenza e presidente della commissione gemella al Senato, Maurizio Sacconi (Pdl). Le ipotesi di modifica alla riforma Fornero sono quelle che circolano già da tempo: flessibilità sull’età del pensionamento, lasciando come punto fermo i 66 anni di età e i 35 di contribuzione. Chi volontariamente sceglierà di andare in pensione prima, a partire dai 62 anni, dovrà accettare una penalizzazione dell’assegno (nell’ipotesi Damiano-Baretta pari all’8%) che calerà progressivamente fino a 65 anni. Parallelamente, chi sceglierà di posticipare il pensionamento dai 67 ai 70 anni riceverà incentivi crescenti.

IL TUTTO nel nome della formula più citata in questi mesi, la staffetta generazionale. Il problema del ricambio ha già avuto una prima, timida risposta con la circolare che spiega come la riforma Fornero permette alle aziende di incentivare il pensionamento dei lavoratori a meno di 4 anni dal traguardo dei requisiti. Il governo, però, va oltre come aveva spiegato il ministro Giovannini: si tratta di studiare forme di part time (con copertura integrale dei contributi) per gli anziani che, così, farebbero posto ai giovani. L’ostacolo, come al solito, è la copertura di una misura che, studiata così, è molto onerosa e azzererebbe i risparmi ottenuti dalla stretta previdenziale del governo Monti.

E LA CACCIA alle risorse tiene sempre banco, specie dopo la doppia bocciatura della Consulta del contributo di solidarietà su pensioni e stipendi pubblici sopra i 90mila euro. La carta che Letta e i suoi ministri vorrebbero tentate di calare è quella di un prelievo fiscale, senza distinzione di categoria (per evitare le contestazioni della Corte Costituzionale) sui redditi alti. Anche in questo caso, un tandem Pd-Pdl sembra possibile, ma con dei distinguo legati alla platea da tagliare e all’entità del taglio. Intanto, l’esperto previdenziale e ora responsabile del welfare per Scelta Civica, Giuliano Cazzola, riferendosi all’ipotesi di un nuovo blocco dell’adeguamento all’inflazione, avverte: «È bene che il governo eviti di fornire ulteriore lavoro alla Consulta, come avverrebbe se, sui trattamenti più elevati, fosse completamente soppressa la rivalutazione automatica al costo della vita».