dall’inviato

Giampaolo Pioli
NEW YORK
AVEVA LA



stessa camicia grigio-azzurra che ormai lo ha reso famoso in tutto il mondo. È apparso per la prima volta in pubblico dopo la sua fuga da Hong Kong, ma è sempre ‘congelato’ e senza documenti nella stessa zona transiti dell’aeroporto di Mosca. Edward Snowden è riapparso per chiedere ieri asilo politico a Mosca, in attesa di traferirsi in un Paese latino-americano. L’ex analista della Cia, divenuto la talpa del Datagate, con la collaborazione dei legali di Wikileaks e di alcuni tra i più noti avvocati di Mosca ha convocato 13 organizzazioni non governative presenti nella capitale Russa per annunciare la nuova strategia.
«Dichiaro formalmente di accettare tutte le offerte di sostegno e di asilo che mi sono state fatte e tutte quelle che mi potrebbero essere fatte in futuro. Presenterò la mia richiesta di asilo alla Russia e spero che sia accolta favorevolmente. Non ho rammarichi per quello che ho fatto». In altri termini il giovane pur di uscire dal suo pericoloso limbo, è pronto ad accettare le condizioni poste da Putin per farlo rimanere a Mosca, vale a dire «non danneggiare più gli Usa con le sue attività e rivelazioni».
Il portavoce del Cremlino ha messo le cose in chiaro: «Anche se non abbiamo ricevuto ancora la sua richiesta, Snowden può restare nel rispetto delle condizioni poste dal presidente Putin». Il Cremlino in questo modo diventa arbitro di una vicenda delicatissima, può usare il caso Snowden per esercitare autorevoli pressioni con gli Usa su Siria, Iran o sull’Egitto, riaprendo i sepolti capitoli della deterrenza silenziosa per dettare condizioni.

DAL VENEZUELA



e dal Nicaragua fanno sapere che le offerte di asilo a Snowden sono reali, ma Amnesty International accusa soprattutto il Venezuela di difendere Snowden ma di aver espulso altri difensori dei diritti umani solo pochi mesi fa. L’intrecciata partita diplomatica rischia però adesso di diventare una sottile e cinica gara contro il tempo. Putin ha davanti una scelta difficile, perché a settembre è previsto il faccia a faccia con Obama prima del summit del G20 a San Pietroburgo e il presidente Usa potrebbe non voler andare nella stessa città che ospita Snowden, ricercato da mesi dall’Fbi e dal ministero della Giustizia americana.