di Alessandro Farruggia

Roma, 17 luglio 2013 - S’intravede una "manina inglese" dietro il pasticciaccio brutto della vicenda della rendition di Alma Shalabayeva e di sua figlia. Che gli inglesi abbiano cospicui interessi in Kazakistan lo dimostrano i 10 miliardi di sterline investite dall’indipendenza di Astana dall’Urss (1991) ad oggi. Ma anche episodi al limite del grottesco come la solerte disponibilità a coprire omicidi come quello della spia dell’Mi6 Gareth Williams, in ottimi rapporti — c’è chi dice al soldo — con il figlio dell’oligarca kazako Alijian Ibraginov, e che nell’agosto 2010 fu trovato morto rinchiuso in una borsa sportiva nel suo bagno a Londra. Per quella morte Scotland Yard arrivò a ipotizzare che il poveretto, suppostamente amante del sadomaso, si fosse chiuso da solo nel borsone. Vertici dell’assurdo. Ma i kazaki gradirono la copertura dell’evidentemente professionale lavoro di qualcuno probabilmente pagato da potenti nemici di Ibraginov.

L’amicizia anglo-kazaka protegge gli interessi delle aziende petrolifere d’oltremanica e non solo. E infatti proprio nel giorno nel quale la sventurata Alma e la sua figlioletta volavano verso il paese d’origine in una prigione executive il premier inglese David Cameron si trovava in Kazakistan per una missione ufficiale a margine della quale le aziende britanniche concludevano affari per 1 miliardo di dollari. Considerato che da qui a 18 mesi sono previsti appalti per 5 miliardi di dollari c’è da prevedere che l’amicizia durerà.

Ma che c'entrano gli inglesi con Ablyazov? I nostri servizi - anche a rischio di apparir distratti - si chiamano fuori, ma fonti europee raccontano del coinvolgimento britannico. Nel 2011, prima e dopo la concessione dell’asilo a Mukhtar Ablyazov, il Foreign office è stato oggetto di pesanti pressioni da parte dei kazaki che minacciavano ritorsioni nei confronti del Bg Group - operatore del gas che ha investito 3,7 miliardi di sterline in Kazakistan - e della Dutch Shell che nel megagiacimento di Kashagan, nel Caspio, ha il 16,8%: quanto l’Eni. "Le pressioni, condite con la promessa di carote negli appalti - racconta la fonte - hanno avuto effetto e nel febbraio 2012 per Ablyazov è arrivata una condanna a 22 mesi di prigione, alla quale si è aggiunta quella al pagamento di 1,63 miliardi di dollari per la vicenda della sua banca kazaka. Ma poco prima della condanna qualcuno ha fatto capire ad Ablyazov che stavano arrivando tempi difficili, e lui, con la famiglia, ha lasciato Londra".

La "manina" sarebbe da ricercare nei servizi britannici che avrebbero usato Ablyazov come inconsapevole strumento per colpire gli interessi del nostro paese in Kazakistan. Dopo una pausa in Lettonia e soste in parecchi paesi, Ablyazov, la moglie e la figlia più piccola sono giunti in Italia, proprio su suggerimento britannico. Alma è rimasta a casa dalla sorella Venera dal settembre 2012 sino a oggi. Lui era con lei almeno fino metà giugno. Fomentando un’irritazione kazaka contro l’Italia che agli inglesi - mors tua vita mea - non dispiace affatto. Gli affari sono affari e qualcuno non ha remore a giocare sporco.