Francesca Cozzi

Giulio Mola
MILANO
PAUSA DI RIFLESSIONE



. Inattesa ma comprensibile. Persino logica. La trattativa Moratti-Thohir per la cessione del pacchetto di maggioranza dell’Inter frena sul lungo rettilineo finale, ma non dovrebbe riservare clamorosi colpi di scena. E ripartire subito dopo il weekend. L’epilogo sembra già scritto, lo ha fatto intendere ieri con grande delicatezza anche il magnate indonesiano prima di lasciare Milano (con tante buste di maglie nerazzurrre acquistate e da regalare ai bambini), nonostante le tensioni dell’incontro di giovedì che hanno rischiato di provocare danni irreparabili.
Troppa enfasi, troppi toni trionfalistici, troppi titoloni che hanno infastidito Moratti. Come se qualcuno volesse forzare i tempi del cambiamento, come se non si aspettasse altro che voltar pagina dopo diciotto anni di gestione. Così deve averla pensata il patron, che si è irrigidito.

LO HA CAPITO


il suo interlocutore, tant’è che ieri mattina Thohir, dopo lunghi colloqui con i suoi collaboratori, resosi conto di trovarsi di fronte un presidente sensibile e legatissimo alla sua squadra, di fatto ha acconsentito a “rallentare” la chiusura della trattativa (che però andrà definita entro il 31 luglio per obblighi presi dall’attuale Proprietà nerazzurra con le banche). Cercando poi di ricucire i possibili strappi del giorno precedente. «Rispetto la famiglia Moratti, è una famiglia importante e molto legata al club. Come rispetto anche i tempi della trattativa e le loro esigenze» ha dichiarato il magnate indonesiano in una chiacchierata informale con i cronisti che sostavano fuori dall’hotel dove alloggia, nel centro di Milano. Poi, anche nel pomeriggio (dopo aver provveduto a rifocillare i cronisti che erano sotto l’hotel e prima di fare una passeggiata nel “quadrilatero” e nello store ufficiale dell’Inter) ha precisato in maniera più esplicita: «Non è mia intenzione comunque acquistare l’80% dell’Inter, nè imporre nomi per la dirigenza, ho letto il nome di Leonardo ma non è corretto. E non investirò nel mercato con l’acquisto di top player. Siamo più vicini ma la firma non è ancora arrivata, spero comunque di tornare a Milano molto presto». Dichiarazioni intelligenti, perché fino a prova contraria l’Inter è ancora dei Moratti. Parole e gesti che lo stesso petroliere ha apprezzato («Mi fa piacere che Thohir abbia detto queste cose, e che rispetta la mia famiglia. Ma non chiuderemo in questo giorni») quando i cronisti glielo hanno riferito davanti agli uffici della Saras.

I NODI

della questione, una volta ottenute le garanzie dalle banche, sono sempre gli stessi: quello legato ai debiti visto che Thohir ha chiesto a Moratti di alleggerire il carico di “rosso” dell’Inter provando ad accollarsi una somma intorno ai 200-230 milioni. Va risolto il problema dell’organigramma societario, visto che il patron vorrebbe che fosse nel segno della continuità per tre anni (prima della cessione totale del club), con un ruolo primario per il figlio Angelo Mario. Spigolature che vanno limate. Con il buon senso e un po’ di serenità. Quella che Moratti e la sua famiglia cercheranno di trovare stasera a Portofino, ospiti nella tradizionale festa d’estate con 80 invitati (e Fausto Leali a cantare sul minipalco) organizzata dal suo predecessore, Ernesto Pellegrini.