ROMA, 4 agosto 2013 - RESISTERE alle provocazioni del Pdl, ma far capire che non c’è alcun timore di andare al voto. In ogni caso, per il momento, non ci sarà alcuno strappo. Il ‘dopo-sentenza Mediaset’ per il Pd è un difficile gioco di equilibrio tra il sostegno al governo Letta e l’esigenza di smarcarsi dalle intemperanze dei berlusconiani che minacciano manifestazioni di piazza e invocano la grazia del Capo dello Stato per il Cavaliere. Sullo sfondo le tensioni interne al partito con i renziani che accelerano per il Congresso. Mentre il M5S va in pressing e sfida il Pd a staccare la spina all’esecutivo. Così i democrats confermano l’impegno al fianco del governo ma stringono per la riforma della legge elettorale. A questa si aggiunge una dura replica a Sandro Bondi. «Parole al limite dell’eversivo», le definisce Stefano Fassina che bolla, come «una irricevibile provocazione, la richiesta di grazia» ‘suggerita’ da Schifani e Brunetta. «Il Pdl — ammonisce il viceministro — ritorni nell’alveo della normalità democratica, oppure i suoi ministri che hanno minacciato dimissioni siano conseguenti e si dimettano».

NON BASTA, però, a evitare le crescenti fibrillazioni nel Pd, al cui interno la parola elezioni non è più un tabu. I renziani fanno sentire la propria voce. Paolo Gentiloni, «pur non dando per sconfitto il tentativo di Letta», sottolinea che «le larghe intese non si possono fare con chi, come il Pdl, propone una sfida alle istituzioni». Lorenza Bonaccorsi, deputata vicina al sindaco fiorentino, evoca il congresso: «Il Pd deve farsi trovare pronto a qualsiasi evenienza, cominciando con il convocare con urgenza una riunione e velocizzando il percorso del Congresso, così da assicurare al partito una leadership forte e decisa dagli elettori».
Anche dai dalemiani arriva un avviso al Pdl. Gianni Cuperlo, candidato alla segreteria, attacca a testa bassa: «Se la destra vuole cambiare l’agenda del governo riproponendo un sovversivismo dall’alto, se ne assume la responsabilità. Per quanto ci riguarda, nella massima solidarietà a Letta, noi siamo pronti a tutto. Una legge elettorale si può approvare in tempi rapidi. Siamo al governo per aggredire l’emergenza sociale e fare alcune riforme essenziali».

SEMBRA mediare l’ex segretario Pier Luigi Bersani: «La destra si tolga dalla testa la pia illusione che davanti a una grande questione democratica possano esserci divisioni o tentennamenti nel Pd. Se il Pdl in un passaggio crucialissimo sceglie la strada dell’avventura, si carica di una enorme responsabilità politica e storica davanti al Paese». Insomma, una dichiarazione di sostegno a Letta. Il Pd, intanto, deve resistere anche agli attacchi del M5S. I ‘grillini’ accusano i democrats di «stare al governo con un condannato» e provano a dividerli. Il Movimento si dice pronto a collaborare per riformare la legge elettorale, ma smentisce l’ipotesi di un governo di coalizione con i democrats. «Lo abbiamo detto più volte: il Pd è il Pdl e con il Pd mai», sintetizza il capogruppo alla Camera, Riccardo Nuti.