dall’inviato

Giampaolo Pioli
NEW YORK
SANAA come Saigon. Gli americani lasciano in fretta la capitale dello Yemen per non correre rischi dopo la minaccia degli attacchi di Al Qaeda. Il pericolo adesso potrebbe arrivare dagli «abiti bomba», con esplosivo liquido non intercettabile. I droni telecomandati hanno colpito anche ieri la parte Est della capitale yemenita. uccidendo almeno quattro estremisti, mentre centinaia di funzionari civili e cittadini Usa sono stati trasportati al sicuro da un Air Force One nelle basi Usa fuori dal Paese o in Germania.
L’ambasciata americana è stata trasformata in una fortezza inespugnabile, con i carri armati dei marines e delle forze locali i blocchi stradali e batterie di missili. Anche altre sedi diplomatiche di Paesi occidentali potrebbero essere a rischio. Anche la Gran Bretagna ha evacua il proprio personale nel Paese a causa «di crescenti timori sulla sicurezza».

I SERVIZI di intelligence Usa ed europei, così come quelli arabi, mentre in Texas si è aperto il processo contro il medico militare arabo autore della strage di Fort Hood, sono convinti che questa volta non si tratti di precauzioni eccessive ma della vigilia di un attacco massiccio «dal forte significato strategico».
La conferma che arriva dalle stesse autorità yemenite è che decine di estremisti nell’ultima settimana sono entrati nel paese e questo fa pensare che potrebbero colpire a Sanaa. Lo Yemen non ha gradito l’evacuazione totale degli americani perché viene considerata «un cedimento ai terroristi». Mentre continua l’allerta anche dell’Interpol, il Pentagono ha già spedito oltre 1400 marines su tre navi da guerra che incrociano nel Golfo, pronti a intervenire in caso di necessità. La misteriosa minaccia adesso sarebbe rappresentata da ordigni «invisibili», fabbricati dallo specialista saudita legato ad Al Qaeda Ibrahim al-Asiri autore delle bombe nelle scarpe e nelle mutande, che secondo il New York Times sarebbe riuscito a realizzare questa volta un tipo di esplosivo liquido nel quale andrebbero immersi i vestiti dei terroristi kamikaze per poi farli asciugare e renderli nuovamente esplosivi dopo i controlli di sicurezza. La sostanza assorbita dai tessuti non verrebbe rivelata dalle apparecchiature anti bomba, ma esploderebbe se attivata da un detonatore.