Eleonora Grossi
ANCONA
UNA ESCORT

deve pagare le tasse? E se la risposta è sì, certo, come ogni cittadino, come verrà messa in regola? Come commerciante? O come imprenditrice? Annosa la polemica contro la legge Merlin e la chiusura delle case chiuse, sterile il voler nascondere che in Italia il mestiere più antico del mondo va alla grande anche in tempo di crisi. E proprio la crisi però, e i controlli a tappeto della Finanza sull’evasione fiscale, hanno fatto esplodere una questione che cova sotto la cenere da quel lontano 1958, da quando cioè sfruttare il meretricio è reato ma esercitarlo no.
E se a fare la lucciola è un uomo, le cose cambiano. Roberto Roy è un gigolò, 39 anni, nato in provincia di Macerata ma che vive tra Bologna, Milano e mezza Italia. Anzi, per la verità lui si definisce escort. A lui è stata notificata una cartella dall’Agenzia delle Entrate di 200mila euro, se paga subito 70mila di forfait si mette a posto per gli ultimi tre anni. Dopo un’indagine sui suoi versamenti in banca, è stato presunto un alto tenore di vita rispetto a quello che dovrebbe avere un disoccupato. Sì perché Roberto ha anche cercato di mettersi in regola, ma l’unica strada era comparire come massaggiatore o con prestazioni occasionali. Ma lui non ha questa qualifica. E dunque risulta a tutti gli effetti senza un lavoro e non denuncia quasi nulla. Proprio su questo nodo, Roberto si è impuntato: «Se lo Stato prende un provento dal mio lavoro, allora è sfruttamento della prostituzione». Assistito da un avvocato e da una onlus di Pordenone che difende le lucciole, è pronto a dare battaglia.
Roberto, come funziona questa sua causa contro l’Agenzia delle entrate?
«Funziona che questo è uno Stato ipocrita, che chiede le tasse a un escort ma non mette in regola chi pratica questo mestiere. Allora che differenza c’è con un magnaccia? Per il momento è solo una minaccia fatta con il mio avvocato di fronte a questa maxi cartella. Se ci si accorda per poco posso abbassare le armi, altrimenti andrò fino in fondo. E l’assegno lo consegno in diretta tv».
Ma le sue colleghe pagano le tasse?
«Sì, e tacciono. La differenza è che se fai questo lavoro e sei una donna ti nascondi, accetti di pagare mentendo su quello che fai e stare zitta, per vergogna e per non essere additata come una poco di buono. Oppure portano tutto all’estero, e lo Stato perde un sacco di soldi. Se invece sei un uomo ne vai quasi fiero. Non ho paura di mostrare la mia faccia, non ho paura di dire che sono un accompagnatore, e soprattutto pretendo che se lo Stato vuole parte del mio stipendio, in cambio deve darmi tutele, come fa con gli altri cittadini».
Ritorna la solfa della legge Merlin?
«No, per carità. Non avrebbero più senso oggi le case chiuse. Però un’assicurazione per noi, un sindacato sì. Essere messi in regola insomma».
Sul suo sito c’è una vasta gamma di servizi per ingelosimento, fidanzato a prestito...
«Sì, magari mi chiedono di far ingelosire i mariti o di essere proprio un consorte. La settimana scorsa a Rieti ho partecipato a un matrimonio come finto sposo. Trenta comparse, uno spettacolo che non le dico. La mia finta moglie voleva prendersi i soldi dagli anziani genitori. Ora mi toccano anche le finte feste comandate! Oppure mi chiedono di andare con l’amante del marito».
No aspetti, questa è complicata.
«Le mogli tradite vogliono mostrare al marito che l’amante è una poco di buono. E chiamano me».
Ma se già le relazioni tra uomo e donna sono complicate, lei con tutti questi intrighi non torna a casa col mal di testa?
«La mia vita mi piace molto. Faccio l’amore e rendo felici le donne, anzi diciamo che la mia è una funzione sociale perché aiuto anche tante signore a sbloccarsi, a star meglio con la propria intimità. Non ho vita privata, ma vivo per il mio lavoro. Come fanno in tanti».