Donatella Barbetta
«È STATA
una lunga battaglia ma alla fine ce l’ho fatta. Sui pannelli lungo i tratti autostradali sono comparse due parole fondamentali per evitare incidenti e salvare vite umane: ‘sonno’ e ‘dormire’».
A Sergio Garbarino — presidente della Commissione nazionale ‘Sonnolenza, sicurezza e trasporti’ dell’Aims (Associazione medicina del sonno) e neurologo del Servizio sanitario della Polizia — «distrazione», «disattenzione» e «stanchezza» scritte sui cartelloni non bastavano.
Professore, per lei il messaggio non era chiaro?
«Proprio così. Alla guida mi posso distrarre per guardare il cellulare e poi finire fuori strada, ma la sonnolenza è un’altra cosa. E siamo arrivati a: ‘Se hai sonno fermati e dormi’».
Che cosa le stava a cuore?
«Introdurre il concetto del sonno e non è una banalità. Nove anni fa, con il nostro gruppo del dipartimento di Neuroscienza dell’Università di Genova, abbiamo pubblicato uno studio, condotto su un periodo di cinque anni, da cui risulta che un incidente su cinque è causato dal colpo di sonno. Per di più un fenomeno sottostimato: la sonnolenza è difficile da individuare e la maggior parte delle volte si parla genericamente di atre cause, tra cui l’alta velocità».
Quindi, il colpo di sonno è spesso in agguato?
«Certo, perché viviamo in una società tecnologica, dai ritmi sempre più veloci, e dormiamo sempre di meno, tanto da ridurci ad avere un ‘debito’ di sonno che difficilmente riusciamo a colmare».







Il guidatore si rende conto che i propri occhi stanno per chiudersi?
«Se ne accorge e nelle fasi precedenti e ingaggia una lotta contro Morfeo, il dio del sonno. Il conducente sbadiglia, aumenta il volume della radio, alza il livello dell’aria condizionata o apre il finestrino: ma non serve a niente. Se non si ferma, arriva il colpo di sonno che può anche verificarsi ad occhi aperti, in tal caso si chiama microsonno e dura pochi secondi».
Non serve neppure prendere un caffè?
«Poco, l’effetto della caffeina dura una ventina di minuti. L’unica contromisura è fermarsi e dormire, magari anche solo per una mezz’ora. Per questo ora, con altri enti istituzionali, sto portando avanti una nuova battaglia».
Quale?
«Quella della




nap area, l’area del sonnellino. Ne esistono già, per esempio in Canada e in Australia, ci si ferma e in sicurezza si riposa. Quando si torna in auto aumentano i livelli di vigilanza e di attenzione alla guida. Da noi, in alcuni autogrill, ci sono aree dove è presente personale sanitario per veloci test e la misurazione della pressione, ma sono ancora iniziative sporadiche che invece andrebbero incrementate».
Mettersi al volante di notte è una partenza intelligente?
«Assolutamente no. Le ore più pericolose per guidare vanno dalle 24 alle 6 e poi dalle 14 alle 16, quando l’organismo ha bisogno di riposo. C’è una spiegazione scientifica che deriva dall’orologio biologico, non manipolabile, mentre lo è l’altro fattore del sonno, cioè l’accumulo delle ore di veglia. E prima di partire pasti leggeri e niente alcol».