Andrea Cangini
ROMA
IL COSTITUZIONALISTA

Giovanni Guzzetta non ha dubbi: la legge Severino in base alla quale la Giunta per le elezioni del Senato il 9 settembre potrebbe far decadere Silvio Berlusconi dalla carica di senatore «è incostituzionale». Ma poiché sulla questione insigni giuristi esprimono opinioni discordanti, logica vorrebbe che, prima di metterla ai voti, la Giunta interpellasse la Corte Costituzionale.
Professore, la legge Severino è applicabile al caso Berlusconi?
«A mio avviso no. Se la decadenza dalla carica di parlamentare fosse interpretata come una sanzione penale, sarebbe incostituzionale perché sostanzialmente retroattiva: applicata cioè a un reato, la frode fiscale, avvenuto prima del varo della legge».
Infatti viene considerata una sanzione amministrativa.
«E allora va applicata la Convenzione europea, che vieta la reatroattività di quelle che definisce ‘sanzioni criminali’, cioè tutte le conseguenze di carattere afflittivo legate a un processo penale. E non c’è dubbio che qui parliamo di un’afflizione, e di un’afflizione seria».
Ossia?
«Beh, sia la Costituzione sia la Convenzione considerano estremamente eccezionali i casi in cui possono essere pregiudicati i diritti politici dell’individuo, e nel caso di Berlusconi a fronte di un reato non legato all’esercizio di funzioni pubbliche si dispone l’ineleggibilità per 6 anni, il che teoricamente può voler dire due legislature. Non solo...».
Cos’altro?
«Tornando alla legge Severino, la sanzione della decadenza dalla carica di parlamentare viene accertata dall’ufficio elettorale e non può essere contestata in alcuna sede: è chiaro che c’è anche un problema generale di tutela giuridica del cittadino escluso dalla liste elettorali».
Dunque, secondo lei la Giunta per le elezioni dovrebbe rivolgersi alla Consulta?
«Sì, che la questione sia quantomeno dubbia lo dimostra il dibattito in corso tra pur autorevoli giuristi. La faccenda è troppo delicata per essere affrontata senza sufficienti certezze costituzionali, anche perché diventerebbe un precedente pericoloso».
Quanto tempo passerebbe prima che la Consulta si esprima?
«Dipende. Il caso delle legge elettorale, ad esempio, è stato sollevato in maggio e in dicembre è previsto il giudizio: 7 mesi, dunque».
Tempo prezioso per rasserenare il clima politico...
«Ritengo di sì, anche perché penso che non sia interesse di nessuno risolvere una questione così delicata a colpi di maggioranza sulla base di un quadro normativo evidentemente incerto».