Stefano Grassi
ROMA
«PRONTO,

sono Papa Francesco, c’è Stefano?». Ci ha messo un po’, Stefano Cabizza, 19 anni, iscritto alla facoltà di ingegneria, residente a Camin, nella periferia padovana, per realizzare che dall’altra parte del filo c’era veramente il Santo Padre. Solo dopo qualche secondo ha risposto balbettante: «Sì, sono io». «Onestamente non riuscivo a crederci — ha poi raccontato —, ma era proprio lui.Una cosa incredibile».
Era successo che giovedì scorso era stato in visita a Castel Gandolfo con la famiglia per partecipare alla messa dell’Assunta celebrata dal pontefice. Con sé aveva portato una lettera nella speranza, un po’ remota, di potergliela consegnare. Una lettera in cui raccontava la sua storia di ragazzo normale. E in cui scriveva con semplicità della sua ammirazione per la figura del nuovo Papa e della voglia di conoscerlo e parlare con lui, magari di fede. Durante la messa in piazza, quando si è avvicinato a uno dei cardinali che distribuivano la comunione, ne ha approfittato per consegnargliela. Era Ferragosto. Mai si sarebbe immaginato che il Papa lo chiamasse.

MA DOMENICA,


poco dopo le 17, quando ha alzato la cornetta del ricevitore di casa, la voce che ha sentito era proprio quella del Papa che si rivolgeva a lui come a un «amico»: «Credi che gli apostoli dessero del Lei a Gesù — gli ha detto Bergoglio — O lo chiamassero Sua eccellenza? Erano amici come lo siamo adesso io e te, e io agli amici sono abituato a dare del tu». Il Pontefice ha telefonato due volte al ragazzo: la prima volta nessuno aveva risposto. «Mi ha chiesto di pregare molto Santo Stefano e anche per lui stesso — ha riferito il ragazzo —. Mi ha dato la benedizione e ho sentito una grande forza dentro di me, mi ha dato la voglia di credere in me stesso. Non lo dimenticherò mai. È il giorno più bello della mia vita», dice ora spiegando di aver voluto parlare della sua «esperienza fantastica: otto minuti al telefono con il Papa!» solo «per mettere in luce il gesto di grande umiltà e vicinanza a noi fedeli del Papa».