Andrea Cangini
ROMA
AL TERMINE

di una giornata dedicata a tessere la tela che, grazie al ricorso alla Consulta, dovrebbe evitare la decadenza immediata di Berlusconi da senatore, Angelino Alfano confidava un certo ottimismo: «Si è aperto uno spiraglio, possiamo farcela. Napolitano si sta muovendo». Al termine di una giornata dedicata alla cura delle aziende dopo il tonfo in Borsa, ascoltati attentamente sia Fedele Confalonieri sia Gianni Letta, Silvio Berlusconi non escludeva che i propri interessi materiali e politici siano meglio difendibili evitando lo strappo col governo. Inoltre, gli è stato spiegato che le elezioni non le otterrebbe prima del prossimo anno e comunque risulterebbe incandidabile.

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del partito confidano che la linea dura emersa dal vertice di sabato ad Arcore fosse dovuta a voci di nuove condanne a Milano e all’impressione di un’inerzia quirinalizia. Almeno il secondo allarme sta rientrando, se è vero che c’è Giorgio Napolitano dietro all’intervista con cui Luciano Violante ieri al Corriere apriva alla possibilità che la Giunta per le elezioni del Senato promuova un ricorso alla Consulta sulla legge Severino.
Sui cieli del Pdl tornano dunque a volare le colombe, che hanno accolto la nota vergata dal Cavaliere all’ora di pranzo come un altolà a Daniela Santanchè. Era invece rivolta a tutti, perché tutti, domenica, hanno lavato in piazza panni che sarebbe stato meglio lavare in famiglia. È scritto: «In questa situazione di difficoltà per il nostro Paese e di confronto tra le forze politiche, il dibattito all’interno del Popolo della Libertà... viene sempre più spesso alimentato, forzato e strumentalizzato dagli organi di stampa», perciò «invito tutti a non fornire con dichiarazioni e interviste altre occasioni a questa manipolazione continua».
Insomma, falchi e colombe la smettano di beccarsi e tornino a posarsi sul tetto di Arcore in attesa di istruzioni. Epperò, il fatto stesso che Berlusconi abbia silenziato uccellacci e uccellini del suo partito viene letto come la conferma che non ha già deciso di mettere in crisi il governo. E che spera ancora di ottenere qualcosa.
Un ministro del Pdl traduce la nota così: «Piantatela tutti di far baccano, in gioco c’è la mia libertà e alzare i toni rispetto al governo o mostrarci divisi mi danneggia». Lettura che ben si concilia con quanto confida un ex segretario del Pd: «Il mio partito non potrà mai votare contro la decadenza di Berlusconi da senatore, ma se lui e suoi si tolgono l’elmetto e la smettono di minacciarci, si può trovare il modo di allontanare il più possibile il voto nella Giunta per le elezioni del Senato».
In un’intervista a



Repubblica, il segretario Epifani usa toni battaglieri, ma dice che la costituzionalità delle legge Severino va «soppesata». Violante si spinge ben oltre, ne fa una questione di «cultura garantista» ed esprime concetti analoghi a quelli espressi nei giorni scorsi dal democratico Umberto Ranieri, molto vicino a Giorgio Napolitano. Perciò, preso atto del prudente silenzio a riguardo di tutti i lettiani, chi nel Pdl sta mediando con Pd e Quirinale si dà come obiettivo quello di «azzerare lo spread tra Epifani e Violante». Pare sia possibile.