MILANO, 4 SETTEMBRE 2013 - STUDIARE all’estero? È un sogno che si può realizzare. Per chi ce la fa, rappresenta un’esperienza di grande arricchimento e comporta notevoli benefici: offre l’occasione d’imparare bene una lingua straniera e fa prendere il volo al curriculum. Ma quali sono le università migliori su cui puntare? Per ‘Times Higher Education’, la prestigiosa graduatoria globale stilata ogni anno in base a una serie di indicatori di performance attentamente calibrati, sono sempre in testa gli atenei americani e britannici. Le prime tre sono il CalTech (California Institute of Technology), Oxford e Stanford, in California. Al dodicesimo posto c’è il Politecnico federale di Zurigo. Più in là compaiono il Karoliska Institute di Stoccolma (42), Monaco (48), Lovanio (58), l’Ecole Normale Supérieure (59) e l’Ecole Polytechnique (62) di Parigi, Goettingen e Wageningen a pari merito (70), Rotterdam (72), Heidelberg (78) e così via.

NON CI SONO atenei italiani fra i primi 250: Milano arriva a quota 261. Questo non significa che si debba per forza puntare all’estero per l’intera carriera universitaria. Molti atenei nostrani offrono un triennio dignitoso e il salto di qualità si può anche rimandare al biennio, così si arricchisce il curriculum senza accollarsi dei costi di permanenza stratosferici.
Per quanto riguarda la destinazione, gli Stati Uniti presentano diverse difficoltà: le rette universitarie sono molto alte e per ottenere una borsa di studio c’è parecchia competizione. La laurea di un College, inoltre, non ha valore legale in Italia, mentre i master sono molto apprezzati anche in Europa. È essenziale muoversi almeno un anno prima e scegliere diversi istituti a cui inviare la domanda di ammissione, perché la corsa ai posti migliori è molto competitiva. Per studiare negli Usa, poi, è necessario un visto speciale.

IN EUROPA, invece, la situazione è completamente diversa. In qualità di cittadini Ue gli studenti italiani hanno il diritto di spostarsi liberamente, di frequentare l’università che preferiscono e i titoli sono riconosciuti dappertutto. Per di più Bruxelles offre una buona porta d’ingresso alle università dei Paesi membri, con il programma Erasmus, che il commissario Ue, Androulla Vassiliou, sta tentando di espandere. Ben due milioni e mezzo di ragazzi europei hanno beneficiato fino a oggi di questo programma e il 90% delle università vi aderiscono. Per chiedere una borsa Erasmus bisogna essere iscritti a un’università italiana e aver completato con successo almeno il primo anno di studi.

I BORSISTI sono selezionati dall’ateneo di provenienza e non sono tenuti a pagare le tasse dell’università ospite. La borsa Erasmus copre queste differenze, ma non riesce a coprire le spese di permanenza nel Paese ospite, che variano molto a seconda delle località. Gli studenti Erasmus più impegnati, quelli che vogliono davvero approfittare di quest’opportunità, possono frequentare l’università estera per un anno, tipicamente il quarto, e poi se si trovano bene fermarsi lì fino alla fine del biennio e laurearsi sul posto, oppure tornare in Italia e rientrare nel loro ateneo di provenienza.

di Elena Comelli