Roma, 22 settembre 2013 - Nessun aumento dell’Iva. Un rapido intervento per ricondurre il rapporto deficit-Pil 2013 dal 3,1 al 3%, intervento da 1,5/1,6 miliardi che non potrà limitarsi a semplici aggiustamenti contabili. A quel punto si tireranno le somme per capire se con tutti gli impegni da affrontare da qui a dicembre (si parla di una cifra compresa i 5 e i 6 miliardi) sarà veramente possibile cancellare la seconda rata dell’Imu per tutti.

L’imperativo categorico di Letta e Saccomanni è mantenere fede agli impegni presi con l’Europa per non ricadere nella procedura di infrazione per extradeficit da cui siamo appena usciti e per non riaccendere la speculazione sui mercati. Ma il governo deve anche fare i conti con la sua litigiosissima maggioranza, che su un punto appare però convergere: no all’aumento dell’Iva. Su questo il Pdl minaccia di far cadere il governo, il Pd non arriva a tanto, ma il pressing del segretario Epifani e del viceministro all’Economia Fassina è molto forte. E così il Consiglio dei ministri della prossima settimana annuncerà che è stato trovato il miliardo per evitare che dal primo ottobre l’aliquota del 21% arrivi al 22%.

In quella riunione verranno anche rifinanziate le missioni all’estero che valgono 400 milioni. A queste cifre vanno sommati i 500 milioni per la cassa integrazione in deroga e, appunto, il miliardo e mezzo per riportare il deficit al 3%. Il rispetto del parametro è la priorità numero uno. Sebbene la cifra non sia esorbitante, ambienti governativi spiegano che per reperirla non bastano operazioni di bilancio. Occorrerà di più. Saccomanni ha parlato di «una normale manovra di fine anno». I tecnici stanno lavorando per individuare un intervento che sia indolore per i contribuenti. Una ipotesi allo studio potrebbe essere la vendita di qualche immobile alla Cassa depositi e prestiti.

Questi sono gli impegni inderogabili. Per farvi fronte occorrono circa 3,5 miliardi a cui ne vanno aggiunti altri 2,4 per esonerare, come vuole il Pdl, tutte le prime case dal versamento della rata di dicembre dell’Imu, con l’esclusione di quelle di maggior pregio. Un’operazione che al momento appare difficilissima. Dice Pier Paolo Baretta, sottosegretario all’Economia: «Faremo di tutto per trovare le risorse, ma bisogna avere coscienza che la cifra è molto rilevante e non facilmente reperibile». L’ipotesi più probabile è che si allarghi il perimetro delle case di lusso e che anche i terreni agricoli non coltivati paghino l’imposta, o almeno una quota.

E il resto? Potrebbe esserci un aumento una tantum (estremamente limitato nel tempo) delle accise (benzina, tabacchi e alcool), qualche taglio lineare sottoponendo a qualche sacrificio i ministeri da qui alla fine dell’anno e la richiesta di anticipazioni. Le varie partite si ricompattano con la Legge di stabilità, che tra l’altro sostituirà l’Imu con la Service tax e rimodulerà i prodotti assoggettati alle aliquote Iva. Ma nel frattempo si profila un elevatissimo tasso di polemiche.

Olivia Posani