Antonella Coppari
ROMA
LA MATASSA

pidiellina resta tanto aggrovigliata che pure Berlusconi pare averne perso il bandolo. Malgrado i problemi personali, s’impegna per garantire «coesione e unità», chiede a lealisti e governativi di smetterla con le liti ma non cava un ragno dal buco. I duellanti se le danno di santa ragione, senza soluzione di continuità. L’altra sera è andato a Palazzo Grazioli Alfano, che un tempo era sensibile al minimo cenno del capo e adesso si sente in una posizione di forza perché controlla una trentina di senatori: la sostanza del colloquio — inizialmente tempestoso, più sereno alla fine — è che pretende la guida del partito, comunque si chiami. Consapevole che presto il fondatore sarà fuori dai giochi perché non solo decaduto ma pure incandidabile, vuole la torta intera. In caso contrario, si tiene pronto a fare un gruppo autonomo che garantirebbe i numeri al governo, spingendo Forza Italia all’opposizione. Comunque vada, infieriscono gli avversari, si terrebbe i tre incarichi (segretario, vicepremier, ministro dell’Interno) e questo malgrado ad agosto promise a un gruppo di amici (da Lupi a Gasparri) che lo scongiuravano di mollare il Viminale di “pensarci su”.
Per ora, Angelino si limita a ripensare all’incontro con il Cavaliere; racconta che meglio non sarebbe potuto andare perché gli avrebbe promesso di ricostruire il partito intorno a lui, come segretario del Pdl (Berlusconi presidente), oppure il suo vice in Forza Italia. E questo mentre il Cavaliere incaricava il portavoce Bonaiuti di smentire le dichiarazioni al fulmicotone nei confronti dei traditori, «frutto del solito malvezzo giornalistico». Con questo biglietto da visita, il vicepremier si presenta a Prato al seminario degli amministratori locali (Verdini, che avrebbe dovuto fare il controcanto, è stato trattenuto nella capitale dal leader) sfoggiando sicurezza: promette «di chiudere in gabbia falchi e colombe», di farsi «garante dell’unità», di promuovere «primarie a tutti i livelli, chi vince governa, chi perde resta nel partito»; non solo sostiene che Berlusconi è un perseguitato politico (grande la gioia di Bondi ) ma che si capiscono al volo, «l’intesa è ottima».
Parole queste che arrivano quando l’ex premier è al telefono con Fitto, leader del fronte avverso. Contemporaneamente, viene diffusa una versione diversa del colloquio notturno, «minato» dalla diffidenza, fra due persone che «mal si sopportano». Quindi, l’ex governatore della Puglia rilancia la sfida fra gli applausi dei lealisti. Chiede la decapitazione di Alfano nel partito: «L’unità passa per l’azzeramento degli incarichi: tutto deve essere riconsegnato nelle mani di Berlusconi». Le primarie? «Adesso sono un modo per far fuori il Cavaliere». In questo quadro, difficile dar torto a Cicchitto: «Ci sono tante cose da chiarire prima di passare a Forza Italia». Lo sa pure il leader...