Milano, 24 ottobre 2013 - Solo la Grecia fa peggio dell’Italia. Il debito pubblico è a livelli record sul Pil a 133,3% nel secondo trimestre 2013, in crescita di 3 punti rispetto ai primi tre mesi dell’anno, quando era al 130,3%, uno dei maggiori incrementi tra primo e secondo trimestre di quest’anno, secondo Eurostat. Dopo Grecia (169,1%) e Italia, gli altri debiti pubblici più grandi dell’Eurozona in percentuale sul Pil sono il Portogallo (131,3%) e l’Irlanda (125,7%). Ma anche il debito pubblico aggregato dei 17 paesi dell’eurozona è salito nel secondo trimestre, passando al 93,4% del Pil aggregato e segnando un incremento di 1,1 punti rispetto al primo trimestre dell’anno e di 3,5 punti rispetto al secondo trimestre del 2012.

Per porre rimedio al buco che si allarga, è stato chiamato Carlo Cottarelli, incaricato dell’ennesima revisione della spesa pubblica. Il commissario, che viene dal Fondo Monetario Internazionale, dove ricopriva l’incarico di direttore del dipartimento Finanza Pubblica, si è insediato ieri e ha incontrato il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni, con il quale ha avviato il confronto sugli obiettivi qualitativi e quantitativi della propria azione. Cottarelli fra i primi atti ha rinunciato alla disponibilità di auto di servizio. Il suo piano operativo sarà presentato in Aula entro il 13 novembre.

Ma mentre il debito pubblico italiano continua ad aumentare, il Pil cala, tanto che quest’anno il Belpaese sarà fuori dal G8. Continueremo a partecipare al vertice dei grandi della Terra, ma solo per ragioni politiche e non economiche. L’Italia, infatti, sta scivolando al nono posto, dal sesto in cui si trovava nel 1975, quando entrò nel club dei Grandi. Dopo essere stata doppiata dalla Cina nel 2000 e dal Brasile nel 2010, quest’anno è la Russia a scartarla e passarle avanti. La banca dati del Fondo Monetario non lascia dubbi: il Pil della Federazione russa era allineato all’Italia nel 2012 e sarà superiore di circa 50 miliardi di dollari alla fine del 2013. Sono 2.117 miliardi contro 2.068. Il Canada è subito sotto a 1.825 miliardi e l’India segue poco lontano. In prospettiva, soprattutto se il nostro Pil continuerà a calare o a stare fermo, nel giro di 5-10 anni l’Italia sarà fuori anche dai primi dieci posti, scavalcata da Canada e India e relegata all’undicesimo posto, oggi in ballo fra Spagna e Corea.

Per fortuna, in base ai dati di Confindustria, il quadro dell’economia italiana sta migliorando. In settembre la produzione industriale è salita dello 0,4%, dopo il -0,3% di agosto, cosicché il quarto trimestre parte con un abbrivio di +0,2%. Per il Centro Studi di Confindustria l’aumento dei volumi di fatturato in agosto (+0,8% su luglio) ha confermato il risveglio della domanda, mentre l’attività edile è +7,9% sopra i minimi di marzo. Il Pmi dei servizi in settembre ha segnalato, per la prima volta da maggio 2011, un incremento di attività (52,7 da 48,8) e di ordini (52,9 da 48,1), mentre l’occupazione inizia a stabilizzarsi. Confindustria, però, critica la politica del governo. «La Legge di stabilità ha alcuni elementi positivi ma — si legge nel report — manca della stazza necessaria a dar vigore al recupero della produzione e della domanda interna».

Elena Comelli