di ALESSANDRO FARRUGGIA

Roma, 1 novembre 2013 - "MA LA PISTOLA, quando me la date? Io sparo bene, ho anche il porto d’armi". Oppure: "I vostri operativi hanno licenza di uccidere? Perché nel caso, glielo dico subito, io sarei anche pronto". Hanno fatto pure domande del genere - e sono stati subito inesorabilmente cassati - i candidati del primo grande concorsone per agenti segreti italiani, quello del 2009-2010, che raccolse la partecipazione di ben 16 mila candidati e portò a una decina di assunzioni. In un mondo nel quale l’assunzione fiduciaria, e quindi le raccomandazioni, erano la regola, fu un momento di svolta.

Adesso, complice l’articolo 21 della legge 124, la selezione deve prioritariamente avvenire "attraverso modalità concorsuali e selettive". E così è in corso la seconda grande caccia con modulo scaricabile dal sito internet dei servizi e procedura di selezione con tutti i crismi. Ed è stato un altro successone: ben seimila domande. Alle domande via web si aggiungono poi le selezioni attraverso alcuni corsi di laurea, promosse anche grazie a un road show nelle università. Qui le candidature sono già un migliaio. E la conclusione è che a una fetta di italiani il lavoro di agente segreto piace dannatamente e non solo perché, dopotutto, è un posto fisso e (relativamente) ben pagato. Tra stipendio base e indennità (ex) “di cravatta” si va dai tre ai quattromila euro netti al mese, fino a seimila per i capi divisione. E per gli operativi ci sono anche le indennità di missione. Il tutto per un costo globale per il bilancio dello Stato di 645.760.608 euro.

L’obiettivo è assumere la maggior parte dei candidati - il numero degli agenti segreti italiani è segreto ma la cifra si aggira grossomodo attorno alle 2.600 unità, con un turnover atteso del 20% nel triennio - tramite concorso. È la nouvelle vague, all’insegna della professionalizzazione e della (relativa!) trasparenza, che il direttore del Dis, l’ambasciatore Giampiero Massolo, fortemente vuole. E il Copasir spinge ("è indispensabile segnare una netta discontinuità limitando al massimo le assunzione dirette", è scritto nella relazione al Parlamento) al punto che ha chiesto e ottenuto che nel nuovo regolamento del personale sia previsto che l’organismo parlamentare svolga "un controllo su tutte le assunzioni dirette in deroga". E il fatto che i commissari sbircino i fascicoli personali dei candidati (e quindi ne conoscano le identità) ha suscitato più di un mal di pancia nella "comunità" degli 007. Ma tant’è.

Il personale che viene cercato da Dis, Aisi e Aise è composto principalmente da specialisti. Linguisti (arabo, cinese e russo le lingue più gettonate, ma anche il farsi); hacker, ingegneri ed esperti di reti informatiche; matematici e statistici; ingegneri petroliferi e comunque esperti di energia; biologi e molte altre professionalità. Come si vede, James Bond non c’è. "Non ci sono solo gli operativi - spiega una fonte - e comunque anche quelli dovranno avere una forte base di conoscenza. E quindi prendiamo un linguista, un ingegnere elettronico e se ne ha le caratteristiche gli insegniamo i rudimenti del mestiere dell’operativo".

Dopo tutto, osservano con un sorriso, anche Indiana Jones era un archelogo. "Per chi passa la prima selezione e poi la seconda e quindi i colloqui con psicologo, dirigenti del servizio e esperti di risorse umane ed è dichiarato idoneo", spiegano, ci sarà un corso di 3-6 mesi, a seconda delle specializzazioni, e poi l’ingresso in una delle divisioni. E comincerà la doppia vita. Formalmente come dipendente della Presidenza del Consiglio, praticamente con una esistenza strutturalmente lontana dai riflettori. Con una sana ossessione per la sicurezza. "Non è facile farlo capire ai nuovi assunti - spiegano - specie a quelli che vengono dal mondo dell’università e non dalle Forze Armate, ma su questo non si transige. Devono vivere come ombre".