Roma, 2 novembre 2013 - Ieri Anna Maria Cancellieri è rimasta a Roma, in silenzio. Da oggi, filtra, onorerà gli impegni presi, a Chianciano e poi a Strasburgo. Tutto attorno, però, monta la polemica che ormai coinvolge l’intero governo. La grana Cancellieri è l’ultimo, in ordine di tempo, ostacolo sul cammino di Letta che deve fare i conti con la decadenza di Berlusconi e l’animo guerriero del Cavaliere. Per Cancellieri, che ha inviato una lettera di spiegazioni ai capigruppo, ma non ha ancora fissato una data per riferire alle Camere pur dicendosi disposta a farlo, il Movimento 5 stelle ha annunciato la presentazione di una mozione di sfiducia. Il Pdl difende il ministro (Cicchitto ha parlato per tutti mentre la Santanchè rimanda a parallelismi con Berlusconi) insieme con Scelta civica. Il Pd è frastagliato tra i garantisti e i renziani che la vogliono fuori dall’esecutivo. «Nessuna strumentalizzazione ma il ministro riferisca in Aula e poi ciascun partito farà le sue valutazioni», è la richiesta del responsabile Giustizia, Danilo Leva. Una fermezza che accomuna il partito e tutti i candidati alla sfida congressuale, da Gianni Cuperlo a Matteo Renzi. La Lega intima la presenza in Parlamento. Neanche il palese appoggio al ministro manifestato dal Quirinale — Napolitano ha ricevuto l’ex titolare del Viminale — appare sufficiente a spegnere le fiamme. «Io vado avanti, ho fatto solo il mio dovere, non c’è stata nessuna interferenza», ripete la Cancellieri. Una posizione espressa nella nota ufficiale e ribadita anche ieri a chi ha avuto modo di parlarle, sottolineando che c’è stata una segnalazione ed era «doveroso» trasferirla agli organi competenti.

A ingigantire il polverone, le intercettazioni che escono con il contagocce da Torino e mettono in primo piano i rapporti tra Cancellieri e la famiglia Ligresti e, soprattutto, quelli con il figlio del ministro Piergiorgio Peluso. «Sto Peluso è il figlio del ministro Cancellieri... Siccome lui è talmente protetto, figurati che cosa gli daranno in Telecom». A parlare, intercettata, è Giulia Ligresti che si sfoga con un’amica poco prima che la situazione precipiti con l’arresto. È proprio a suo favore che il ministro Cancellieri, «per motivi umanitari», si attivò davanti al Dap: la Ligresti aveva una salute cagionevole e un passato di anoressia. C’è la questione amicizia con i Ligresti, la frase pronunciata al telefono con la compagna di Salvatore, «contate su di me», l’interessamento per la scarcerazione di Giulia. E poi c’è il figlio Piergiorgio Peluso che, come la mamma, non è indagato nell’inchiesta dei magistrati di Torino i quali lo citano come teste d’accusa. Ma. Il ‘ma’ è della Guardia di Finanza e concerne l’effettivo ruolo di Peluso come direttore generale di Fonsai. Ora la Finanza si chiede se Peluso sia stato promotore di una «pulizia di bilancio» o abbia avuto «l’intento di escludere l’azionista di riferimento (i Ligresti) ovvero abbia fatto emergere lacune (e quindi falsità) relative ai bilanci degli anni precedenti». Il ruolo di Peluso nell’ingresso del fondo Amber in Fonsai, adesso sarebbe al vaglio della Procura di Milano.

Silvia Mastrantonio