Nuccio Natoli
ROMA
«Il dramma disoccupazione e l’effetto, non la causa. La causa è la mancanza della crescita». Il presidente di Confesercenti, Marco Venturi

(nella foto Imaoe), non sottovaluta il Piano Garanzia Giovani elaborato del ministero del Lavoro, ma insiste: «È sulla radice del male che non si può più perdere tempo».
Che cosa non la convince?
«I dati non sono diversi da quelli già noti. Però non si dice che sono l’effetto di grandi aziende che riducono il personale, di chiusure di imprese medie e piccole, di ex titolari, dei loro familiari e dei collaboratori, che sono passati nella schiera dei disoccupati».
Ma questo è ovvio.
«Già, ma così si lascia in secondo piano il fatto che il vero problema è la mancanza di crescita».
Ci vede una strategia?
«Sì, per la disoccupazione c’è la giustificazione che è colpa della crisi, mentre se si parla delle cause si apre il capitolo delle cose che sarebbe opportuno fare e che non si fanno, o si fanno male».
Chiama in causa la politica?
«Certo. Se si pensa di curare il dramma disoccupazione con provvedimenti spot, con qualche progetto, con qualche incentivo, si va poco lontani. Se non si affronta con decisione il tema della crescita e quello della tenuta delle imprese, fra un anno saremo a commentare dati identici».
I nuovi incentivi hanno coinvolto solo 14mila giovani.
«Una goccia nel mare della disoccupazione. Anzi, la prova che senza affrontare il tema della crescita nulla cambierà».
Come spiega il dato in controtendenza dei più anziani?
«È solo un’illusione ottica. Quasi tutto è effetto delle regole pensionistiche che hanno spinto molte persone a ritardare l’uscita dal lavoro».
E i risultati modesti del clic day?
«Manca la fiducia in un’inversione di tendenza del quadro economico».
Quale dovrebbe essere il punto di attacco di una politica per la crescita?
«Semplice, la partita fiscale. Va ribaltato l’attuale circolo vizioso di più tasse per fronteggiare le spese. Va imposto il meccanismo di meno spese per avere meno tasse».
Pensa alla spending review?

















«Penso alla concretezza. Sono anni che si dice di eliminare le province, che sono sempre lì. Lo stesso vale per le comunità montane, per i microcomuni, uno ha solo 37 cittadini, in pratica sono tutti consiglieri. Esempi di cose possibili da fare subito ce ne sono a decine».
Insomma, parole, parole…
«Già, manca il coraggio delle scelte impopolari. La politica ha perso di vista che deve essere al servizio dei cittadini, che deve concentrarsi sui problemi degli italiani, e non su se stessa».