Veronica Passeri
ROMA
TUTTE LE FRASI

con l’incipit «se fossi stato io segretario…» sono destinate a creare polemiche e scompiglio dentro il Pd. A pronunciarle Matteo Renzi, a reagire tutti coloro che più o meno apertamente lo contrastano. Sul caso del Guardasigilli e dei suoi rapporti con la famiglia Ligresti il botta e risposta si fa aspro: in ballo c’è, appunto, il profilo che il sindaco, in caso di vittoria, vorrà dare al Pd, in ballo c’è la tenuta del governo già strattonato tra tante questioni. Il tutto mentre Renzi continua ad avere dalla sua i sondaggi: Ixè ieri gli conferisce la palma del leader in cui la gente ripone maggiore fiducia: il 51% contro il 42% di Enrico Letta. Demopolis lo vede volare come segretario con il 66% dei consensi contro il 21% di Gianni Cuperlo.
Ma le critiche, per la posizione su Fonsai espressa giovedì da Santoro, fioccano. E anche se il sindaco ribadisce che «non vuole creare tensioni a Letta», il premier ed Epifani, pur non commentando a viso aperto, non hanno gradito. Si fa sentire, invece, l’ex segretario Pier Luigi Bersani va giù piatto: «Mi pare quella di Renzi un’affermazione un po’ troppo facile che peraltro non gli ho sentito fare così nettamente nei giorni scorsi». Insomma bisognava parlare prima e poi «davanti a scelte di questo genere bisogna prendersi anche le responsabilità». Rincara la dose Massimo D’Alema secondo il quale la dichiarazione di Renzi è ‘retroattiva’ perché il gruppo ha già deciso, ma soprattutto il Parlamento ha riconfermato la fiducia al Guardasigilli. Di più: «Le conversioni al ‘renzismo’ si basano su un gigantesco equivoco. Non è candidato alle politiche, è candidato a fare il segretario del Pd e non so se sarà in grado di farlo».

I CUPERLIANI,


poi, sfidano il sindaco: «Ti aspetto il 9 dicembre in un’assemblea di parlamentari — dice il senatore Stefano Esposito —. Proponi la sfiducia al ministro Cancellieri io voterò a favore. Renzi la smetta di fare annunci in tv e venga in Parlamento per chiedere al partito di condividere la sua posizione». In precedenza il coordinatore della mozione Cuperlo Fabrizio Mecacci aveva ricordato che la linea era stata decisa in segreteria con l’assenso della componente renziana.
E i renziani cosa faranno nel caso l’opposizione, Movimento cinque stelle in testa, torni all’attacco sulla sfiducia? La risposta, spiegano alcuni deputati vicini al sindaco, sta nelle parole di Renzi stesso: nel partito si discute, si dibatte nel gruppo ma quando si vota si rispetta quello che si è deciso a maggioranza. Norma da tenere cara, peraltro, se Renzi diventasse davvero segretario. A provocare Renzi anche i grillini: Alessandro Di Battista, deputato del M5s, invita a «inondarlo di tweet» per chiedergli di votare la sfiducia al Guardasigilli «altrimenti sarà la prova che dietro a quel microfono stile Bobby Solo c’è soltanto il nulla assoluto».