Veronica Passeri
ROMA
CON OLTRE

otto punti di distanza rispetto a Gianni Cuperlo, Matteo Renzi vince le primarie tra gli iscritti. Nella guerra dei numeri che si trascina fino all’ultimo tra gli staff la spunta quello del sindaco che è anche protagonista di una nuova — vecchia — polemica con Massimo D’Alema. I dati, precisa il responsabile dell’organizzazione Davide Zoggia, sono ancora «ufficiosi» (mancano i risultati di Cosenza e Catanzaro, a Salerno si sono registrate denunce per irregolarità sugli iscritti) ma il vantaggio del sindaco non lascia dubbi: Renzi è in testa con il 46,7%, Gianni Cuperlo secondo con il 38,4%, Pippo Civati con il 9,2%, Gianni Pittella sta «leggermente sotto il 6%».
Si è votato in 7mila circoli e la partecipazione è stata poco sotto i 300 mila iscritti.
La mappa dei vari circoli fotografa molto di più dei semplici numeri. Renzi cresce rispetto alle previsioni ma non sfonda in Emilia-Romagna che resta fedele all’establishment del partito. Proprio la larga vittoria a Bologna consente a Gianni Cuperlo di fermare l’avanzata del rottamatore. Dalemiani e cuperliani fanno notare che la valanga Renzi in realtà non c’è stata: «Matteo doveva asfatarci e invece...».
Renzi non raggiunge il 50% da nessuna parte — ad eccezione della Toscana — mentre Cuperlo «vince in tutte le grandi città: Milano, Bergamo, Genova, Bologna, Napoli, Palermo e Bari». Tesi sposata dal diretto interessato, Cuperlo, che osserva come «a settembre i sondaggi mi dessero al 5%».
Ma Renzi è convinto che «con ieri abbiamo chiuso la fase due del congresso, la selezione dei candidati dentro i circoli. Essere nettamente in testa anche tra gli iscritti è un risultato che in molti non si aspettavano. Avanti tutta fino alle primarie aperte e libere dell’8 dicembre». Cuperlo comunque non manca di lanciare uno strale all’avversario: «L’impianto che Renzi propone, non apre una fase nuova, ma riproduce il ventennio che vorremmo lasciarci alle spalle».
D’Alema è poi al centro dell’ennesima polemica con il rottamatore. L’attacco partito dal sindaco – aver distrutto la sinistra, oltre ad aver perso per la prima volta il congresso — trova pronta la risposta dell’ex segretario dei Ds.

PRIMA






di tutto «non è che io ho distrutto la sinistra e ora Renzi la resuscita», «c’è un limite oltre il quale la propaganda diventa una deformazione grottesca e offensiva». Non solo, la questione mai digerita della rottamazione torna in ballo. «Il vero cavallo di battaglia Renzi — attacca l’ex premier — è continuare ad attaccare me», il sindaco è «ignorante: «un Giamburrasca inadatto a fare il segretario». Senza dimenticare che se prevarrà lo farà «grazie a De Luca, Bassolino, Veltroni, Franceschini, inutile faccia il giamburrasca: lui è l’uomo dell’establishment e ne pagherà i prezzi».
Da parte sua Pippo Civati (che ha vinto in Friuli Venezia Giulia, terra di Cuperlo), che sarà il terzo candidato in corsa l’8 dicembre, denuncia «numerose segnalazioni di incredibili irregolarità, il Pd rischia di uscirne completamente screditato, intervenga la commissione e sanzioni i disonesti». Sulla stessa lunghezza d’onda Pittella, ormai escluso dalla corsa finale.