Cesare De Carlo
WASHINGTON
SCRIVE

nelle sue memorie Gunilla von Post: «Ogni volta che Jackie entrava in una stanza sapeva che la metà delle donne era andata a letto col marito». E ancora: «Il giorno in cui il Presidente venne assassinato avevo in casa a New York quattro amiche, inchiodate davanti alla televisione. Mi dissero: siamo venute per piangere senza che i nostri mariti se ne accorgano». Vedove anche loro.
Gunilla è morta due anni fa. Apparteneva a un’aristocratica famiglia svedese. Aveva 21 anni quando incontrò John, detto Jack, Fitzgerald Kennedy. Lui ne aveva 36, era già in Senato per lo Stato del Massachusetts. Trascorsero una «settimana da sogno» in Costa Azzurra. «Voleva sposarmi. Telefonò al padre. E questi gli ricordò: sei fidanzato con Jacqueline (Bouvier). Basta donne. La tua carriera politica ne sarà compromessa».

IN REALTÀ


la sua carriera non ne venne affatto compromessa. Anzi. Fra le centinaia di frequentazioni c’era una certa Judith Campbell Exner. Gliela aveva presentata Frank Sinatra una sera a Las Vegas. Era l’agosto 1960, in piena campagna elettorale. Ma Judith non era una qualsiasi escort. Era anche l’amica di Sam Giancana, il boss dei boss di Cosa Nostra, e – stando a Seymour Hersh – faceva la postina. Portava a Chicago buste gonfie di banconote e ritrasmetteva al senatore le assicurazioni del potente mafioso. Le assicurazioni si riferivano ai voti da comprare in due Stati chiave, Illinois e West Virginia, i due Stati appunto che nelle elezioni del novembre 1960 diedero a Kennedy la Casa Bianca. Solo trecentomila i voti di vantaggio sul repubblicano Richard Nixon. A quei tempi il partito democratico era condizionato dalle connivenze con la malavita organizzata.
Jackie, la moglie, sapeva delle tante infedeltà. Racconta Mimi Alford: ero stata invitata a un dopo teatro in una casa elegante di New York. Ero emozionata perché ci sarebbe stato il presidente. Il quale aveva chiesto alla padrona di casa di fare venire alcune belle ragazze. Ce n’erano cinque. E anche la First Lady. Rimasi allibita quando vidi Jackie seduta lì, rassegnata, mentre il marito le portava una alla volta in un’altra camera mentre in salotto continuava la conversazione. Poche settimane dopo Mimi finì alla Casa Bianca come stagista. «Avevo 18 anni. Persi la mia verginità nel letto di Jackie».
Il giovane e affascinante presidente aveva un «appetito sessuale insaziabile», scrive Larry Sabato in

The Kennedy Half Century. «Era un infedele cronico, un libertino incorreggibile», sempre circondato da donne. Dive, segretarie, prostitute, dame dell’alta borghesia, orge con giovani stagiste deflorate nella piscina della Casa Bianca. Tutte trattate con una brutalità che mal si concilia con l’icona dell’agiografia progressista. Il potere come potente afrodisiaco. Un giorno, appena due mesi prima dell’assassinio, John Kennedy invitò Marlene Dietrich a prendere un drink alla Casa Bianca. Poi la spinse in camera da letto. Mister President, implorò l’attrice ultrassantenne, potrei essere sua madre ma almeno non mi guasti l’acconciatura.

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gli episodi che coinvolgono Marilyn Monroe, Angie Dickinson, Gene Tierney. Marilyn intratteneva contemporaneamente i fratelli John e Bob. Sarebbe stata trovata morta nell’agosto dello stesso anno per overdose di farmaci. Altra morte misteriosa quella di Mary Pinchot Meyer, comunista filosovietica. Le spararono alla testa mentre passeggiava per Georgetown.
Un’altra amica del presidente era Ellen Rometsch, profuga dalla Germania comunista. Veniva invitata nella piscina della Casa Bianca per incontri multipli. L’Fbi temeva fosse una spia dell’est e alla fine riuscì a farla deportare. Il direttore del ‘Bureau’ John Edgar Hoover disse: il presidente è un rischio per la sicurezza nazionale.