Achille Perego
MILANO
DOPO

due anni si è arrestata la caduta del Pil. Nel terzo trimestre 2013, infatti, il Prodotto interno lordo (cioè la ricchezza prodotta dall’Italia che lavora) ha registrato una variazione nulla, la prima dopo otto trimestri. Ma lo «zero» registrato a settembre (in valori reali mancano 100 milioni rispetto al secondo trimestre) non certifica, avverte l’Istat l’uscita dalla recessione. Anche perché dopo il meno 0,6% tendenziale del 2011 e il meno 3% del 2012, quest’anno abbiamo già incassato una riduzione dell’1,8%, un decimale in meno rispetto all’1,9% precedentemente stimato.

LA FINE

della discesa del Pil, insieme con i dati positivi sulla produzione industriale (più 0,5% a ottobre secondo l’Istat, ma con un meno 3,5% sull’anno e più 0,4% stimato a novembre dal Centro studi di Confindustria) aumentano la fiducia del Governo sulla ripresa. Tanto che Fabrizio Saccomanni affida a Twitter la sua soddisfazione: «L’Istat certifica lo stop della recessione. In ripresa import, export e produzione industriale. Ancora molta strada da fare ma la direzione è giusta». Per il ministro dell’Economia nel quarto trimestre «l’andamento del Pil sarà positivo. Con la ripartenza delle imprese potranno finalmente arrivare miglioramenti per l’occupazione».

LE CIFRE

del mercato del lavoro, però, continuano a essere drammatiche. In cinque anni di crisi, avverte la Cgia di Mestre, sono state chiuse 415mila partite Iva. E, dati Confcommercio, per ogni negozio nuovo che apre ce ne sono due che chiudono. E se, ricorda l’Inps, nei primi undici mesi le ore di Cassa integrazione sono scese dell’1,4% (a 989,9 milioni), a novembre c’è stato un nuovo aumento (+1,7% con 110 milioni di ore) e le domande di disoccupazione da gennaio a ottobre hanno registrato un vero boom: +31% a 1,7 milioni.
Il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, definisce «non sorprendenti» i dati sulla disoccupazione che non potrà scendere se non ripartono i consumi riducendo le tasse sul lavoro. «La discesa sembra attenuarsi — dice —, però non possiamo dire di essere fuori dalla crisi». Avvertimento condiviso da Confcommercio e Confesercenti (difficile ipotizzare una vera ripresa dei consumi nel 2014) e dai sindacati. Per Raffaele Bonanni (Cisl) gli indicatori che contano sono quelli su disoccupazione e Cig. Anche per Susanna Camusso (Cgil) «va bene che la recessione si è fermata», ma dal punto di vista del lavoro «continuano le difficoltà» con una disoccupazione che, secondo Luigi Angeletti (Uil) alla prossima rilevazione «scopriremo che è aumentata».

CHE


il lavoro resti un’emergenza lo riconosce anche Saccomanni sostenendo che è «ingiusto sperare» in riflessi immediati sull’occupazione. Ma, spiega il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, per la prima volta da cinque trimestri si registra un saldo positivo tra lavori attivati (2.393.507) e cessati (2.383.350), anche se per ora aumentano solo i contratti a termine, e anche questo lascia intravedere «un ritorno alla crescita e un’uscita dalla recessione nel quarto trimestre».