Veronica Passeri
ROMA
È UN CONFRONTO

duro quello tra Matteo Renzi e Angelino Alfano, la tensione sale, le punzecchiature si sprecano, le distanze tra le due anime della maggioranza sono evidenti, il pressing del neo segretario del Pd sulla riforma della legge elettorale «ora e subito» è forte e manifesto. Il dubbio che agita il Nuovo centrodestra è che il sindaco cerchi in giro — leggi Forza Italia e Movimento cinque stelle — l’accordo sulla legge elettorale prima che all’interno della maggioranza delle ‘strette intese’. Renzi, durante la presentazione del libro di Bruno Vespa, risponde a tono: «Fare la riforma a colpi di maggioranza è un errore», il Porcellum va cambiato nel «modo più condiviso possibile, da Fratelli d’Italia al Movimento cinque stelle» e soprattutto a tempi record. E dà una scadenza: se la commissione affari costituzionali della Camera finisce il suo lavoro entro il 31 gennaio «dobbiamo votarla in aula nella prima settimana di febbraio».
Renzi, insomma, «ci mette la faccia», la riforma va fatta «subito senza stabilire il parallelismo che se si fa si va a votare». Per chi ancora insiste il leader Pd ribadisce: «Non ho la fregola delle elezioni anticipate». Alfano da parte sua chiede «rispetto» ma accetta la sfida: «Noi vogliamo farla subito la legge elettorale, chi si sottrarrà pagherà dazio», ma va fatta «con le regole della correttezza e del rapporto politico leale». Alfano propone anche una soluzione, la legge del sindaco d’Italia, ma Renzi non chiude l’accordo. A tentare di blindare l’attuale maggioranza è il vicepremier che rilancia «un contratto per il 2014» che permetta di realizzare alcune riforme e di tornare alle urne nel 2015.
Renzi concorda: « Con Ncd e con le altre formazioni politiche credo sarà naturale vedersi per definire un patto di coalizione, un patto alla tedesca, un elenco di cose da fare nel 2014...».
A gettare acqua sul fuoco della legge elettorale è il premier Enrico Letta ancora una volta nel ruolo di mediatore tra Renzi e Alfano. La soluzione che propone è salomonica: la legge elettorale «va fatta assolutamente, è ovvio che la maggioranza dev’essere d’accordo» com’è chiaro che «va cercato il maggiore consenso in Parlamento». È ottimista Letta anche sul tema delle unioni civili sul quale, spiega, «vedo buona volontà da parte di tutti di trovare un accordo».

È IL SINDACO




, comunque, a giocare sempre d’attacco tanto che quando all’inizio dell’incontro ricorda al vicepremier che il centrodestra «ha deluso i suoi elettori, mica i nostri» Angelino pare trasalire.
I due non s’intendono per nulla sulla futura composizione del nuovo Senato delle regioni e poi tocca al ministro cercare di mettere in difficoltà il sindaco prima sui rapporti con la Cgil e poi sul finanziamento ai partiti («noi siamo a chilometro zero, rinunciamo da subito ai finanziamenti ai partiti»). Pronta la replica del segretario: «Va bene non guardiamo nel retrovisore, ma Angelino stava in un partito dove c’era uno che pagava a piè di lista».