Roma, 12 gennaio 2014 - Il premier Enrico Letta lascia una porta socchiusa al rimpasto, Matteo Renzi non pronuncia mai questa parola. Né lo fanno i renziani, nonostante il pressing delle ultime settimane per quelle che Dario Ginefra bolla come «le scivolate di alcuni ministri che mettono in imbarazzo tutta la maggioranza». E tocca al premier — «si chiami rimpasto o verifica» o meglio ancora, si lascia intendere, Letta bis — trovare la quadra.

Due nomi ‘in uscita’ saltano subito alla mente: la titolare della Giustizia Annamaria Cancellieri che per il segretario dem avrebbe fatto bene a dimettersi, e il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni, ultima ‘pecca’ il caos sul prelievo dalle buste paga degli insegnanti. Una «figuraccia» l’ha bollata il sindaco che si è subito attivato per rimediare. Gli uomini di Renzi, Dario Nardella in testa, che potrebbe essere tra i candidati a ‘salire’, da tempo dicono che c’è bisogno di un politico a via XX Settembre. Ma c’è anche il fedelissimo Graziano Delrio che pare destinato a contare di più insieme ad alcune renziane ‘emergenti’: Maria Elena Boschi e Alessia Morani. In gioco anche il posto lasciato vacante dal vice ministro dell’Economia Stefano Fassina in polemica con Renzi.

Ma se di questa parola da prima Repubblica — rimpasto — non si vuole sentire parlare, Renzi punta dritto alla sostanza. Innanzitutto portare a casa il prima possibile, magari entro marzo — in tempi utili per un eventuale election day il 25 maggio la riforma della legge elettorale che però, secondo i lettiani, «non si può fare in un giorno». Ieri Lorenzo Guerrini, portavoce della segreteria di Renzi, ha ribadito che «il rimpasto per noi non è all’ordine del giorno in questo momento» nel quale «il Pd è concentrato sui contenuti del contratto di governo perché vogliamo portare le nostre proposte dentro quel patto». Proposte tra cui ci sono anche le unioni civili e l’abolizione della Bossi-Fini.

Roba totalmente indigesta al Nuovo centrodestra di Angelino Alfano, sempre sotto attacco dall’ala renziana del Pd per il caso Shalabayeva. Proprio il vice premier ha puntualizzato che «a noi nessuno ha posto sinora un problema di sedie o di poltrone». Nella bufera in questi giorni un ministro del Ncd, Nunzia De Girolamo: se ci sarà una mozione di sfiducia il Pd dovrà decidere che linea tenere.

Avvertimenti a Letta, l’ultimo sulla Tasi, anche da Scelta civica che vuole essere più presente nella squadra di governo. La via è stretta e, spiegano alcuni renziani, la cosa migliore sarebbe un Letta bis con l’avvicendamento di alcuni ministri. Patto più stringente da un lato e nuovo inizio dall’altro. E Renzi garantirebbe una navigazione tranquilla a Letta in cambio dell’inserimento di alcuni punti nel contratto di coalizione e della legge elettorale.

Veronica Passeri