BERLUSCONI subisce un nuovo processo (il Ruby ter) e i berlusconiani gridano alla «giustizia ad orologeria». Fin qui, nulla di nuovo. Se non fosse che a rilanciare la tesi è Claudio Velardi (nella foto Ansa), ex consigliere di Massimo D’Alema a palazzo Chigi, che da lì parte e molto, molto in là arriva. La chiacchierata si conclude con un monito, e non è rivolto al Cavaliere ma all’uomo nuovo del momento. Eccolo: «Occhio, Renzi, il sistema non si lascerà cambiare senza aver combattuto e come al solito si servirà della magistratura per fare a pezzi il riformatore che più lo minaccia. Cioè te».
Velardi, si spieghi meglio.
«Parto da un presupposto noto: l’Italia è un paese consociativo, dove gli interessi sono intimamente intrecciati e basta tirare un filo che si disfa l’intera matassa».
Presupposto condivisibile, dunque lei dice che...
«Io dico che da vent’anni non si muove nulla perché ogni volta che qualcuno si azzarda a toccare questo o quall’interesse, chi si sente minacciato trova regolarmente nella magistratura il proprio più efficace difensore».
La magistratura si muove a comando?
«No, negli ultimi vent’anni la magistratura si è abituata a primeggiare sulla politica e non intende rinunciare al proprio primato».
Dunque Renzi rappresenta una doppia minaccia.
«Esatto: minaccia gli interessi costituiti perché vuole, e lo vuole davvero, ‘cambiare il Paese’. E in più è un politico forte e per i magistrati l’idea che la politica possa riacquistare la forza perduta è insopportabile».
Renzi deve stare attento?
«Attentissimo, e infatti a Firenze è in corso da tempo un lavorìo per trovare un qualche ossicino nascosto nei suoi armadi».
Crede che Renzi ne sia consapevole?
«Renzi è uomo prudente: sono sicuro che queste riflessioni le ha fatte e, se non intende recedere dal suo progetto riformatore, mi auguro abbia trovato dei canali di dialogo col sistema e delle leve da impugnare all’occorrenza».
Il processo di riforma delle istituzioni è dunque a rischio.
«Per forza. Se in una fase di stallo politico come quella attuale, uno riesce a metter mano alle istituzioni, poi fatalmente dovrà affrontare quel problema di cui tutti sono consapevoli ma a cui nessuno ha mai osato metter mano».
Ossia?
«La riforma della Giustizia, ovvio. E per scongiurarla i magistrati useranno ogni mezzo».
Il nuovo processo di Berlusconi rappresenta un ostacolo per le riforme?
«Beh, non è certo un caso che come Berlusconi è tornato in campo subito sia ripresa l’offensiva giudiziaria contro di lui...».
Nel Pd come crede che la stiano vivendo?
«Come al solito, con ipocrisia. Ma non vedo grandi pericoli nel Pd per Renzi: già il fatto che ex comunisti più o meno illustri lo combattano impugnando un strumento tipicamente democristiano come le preferenze lascia intendere quanto modesta sia la minaccia. Il vero pericolo, per Renzi, non sono i cuperliani, che vogliono solo posizionarsi, ma i magistrati, che punteranno a farlo fuori davvero».