Elena G. Polidori

ROMA, 1 febbraio 2014 - GRILLO incita i suoi «guerrieri» alla rivolta e li invita a non mollare perché la sola ipotesi che le riforme facciano davvero un passo avanti lo ha messo in allarme. Così come i sondaggi che parlano di una discesa dell’M5s in virtù della delusione di chi li ha votati come ‘apriscatole’ della politica e li ha visti ridursi a semplici ‘rompiscatole’ della medesima. Per questo, la linea dei vertici M5s è di continuare ad alzare i toni per non perdere visibilità, seppur «accarezzando i partiti — questa la strategia suggerita dal leader — pensando che in fondo sono già morti».

NON TUTTI seguono il leader, anzi la dissidenza interna cresce e Grillo la tiene a distanza incontrando i suoi ‘talebani’ lontano dal Senato a cui chiede di non mollare. Anche a costo di passare qualche guaio giudiziario. Una linea che, ovviamente, preoccupa molto il Capo dello Stato. All’indomani della presentazione della richiesta di impeachment, Giorgio Napolitano è tornato a dire di non avere preoccupazione per la sua sorte personale («Faccia il suo corso quella richiesta»), ma piuttosto per il clima interno delle Camere. Che, sostiene Enrico Letta, nuoce all’immagine dell’Italia all’estero molto più di altre cose: «Come si può pensare — ha commentato il premier — che interlocutori che guardano le foto, che vedono le immagini di questo Paese, possano considerarci affidabili nel momento in cui il Parlamento è oggetto della ‘corrida’ alla quale abbiamo assistito l’altro giorno. Abbiamo tollerato troppo».
Già, come si fa. Eppure, i grillini si sentono nel giusto: «Letta vorrebbe le camere a gas per i grillini», accusa Luigi Gallo, mentre Alessio Villarosa incalza: «Un cittadino per difendere il proprio Paese che cosa deve fare? Durante il fascismo si facevano queste cose, i nostri partigiani ne hanno fatte molte, ma molte di più rispetto a quello che stiamo facendo noi». Il paragone con la Resistenza indigna, ma per i grillini la violenza, sia fisica che verbale, è giustificata dall’«alto obiettivo» della difesa della «democrazia», che secondo Grillo non ci sarebbe già più. Ecco perché le parole usate da Massimo De Rosa per insultare le colleghe del Pd non hanno fatto scandalo dentro l’M5s. Né ha suscitato reazioni l’indagine aperta dalla Procura di Roma proprio su De Rosa per le ingiurie, fatto che gli costerà anche una lunga sospensione dai lavori dell’Aula.

COMUNQUE, di sicuro, sono state pagine nere per Montecitorio, ma i grillini — non domi — promettono di far meglio. Cominciando con un attacco diretto alla presidente della Camera, Laura Boldrini, di cui sono state richieste le dimissioni. Sostiene, infatti, Grillo: «La Boldrini nel suo ruolo è inadeguata, impropria, miracolata, lo sa lei, lo sanno tutti. Ha due meriti, piace a Napolitano e ubbidisce agli ordini e, per questo Regime, due medaglie così bastano e avanzano. La Boldrini deve andarsene e in fretta dalla Camera».
Anche la Lega Nord, con il segretario Matteo Salvini, dà addosso alla presidente della Camera in un surreale asse con i 5 Stelle tenuti, invece, a debita distanza in tutte le altre occasioni: «Boldrini inadeguata si dimetta subito o sarà il caos». Più di così?