Nina Fabrizio
ROMA
L’ULTIMA

rinuncia, dopo quella storica dell’11 febbraio scorso, che lasciò sgomento non solo il mondo cattolico ma anche quello laico, risale a poco tempo fa. Il cardinale Montezemolo, esperto di araldica, gli aveva fatto pervenire all’ex monastero Mater Ecclesiae, suo ‘buen retiro’ in Vaticano, uno studio che mai avrebbe immaginato di realizzare, quello cioè sulle modifiche allo stemma del Papa ormai emerito. Ma con la sua solita cortesia e affabilità, Benedetto XVI ha declinato, preferendo mantenere quello che già possiede.
È un piccolo, ultimo gesto che svela quella stessa umiltà che fu alla base, un anno fa, di un altro gesto molto più grande e dirompente e potenzialmente spiazzante per la Chiesa intera. Invece, dal 28 febbraio scorso, quando abbandonò definitivamente il soglio di Pietro, il Papa emerito conduce la vita che aveva promesso: «Resterò nascosto al mondo», disse, senza aver di fatto provocato grossi contraccolpi legati alla convivenza di due Papi. Nascosto al mondo dunque, ma l’intelligenza e la memoria ancora vivaci oltre al buono stato di salute gli consentono una routine tutto sommato intensa seppur riservata. La sveglia al Mater Ecclesiae dove vive col suo segretario e anche prefetto della Casa pontificia, Georg Gaenswein (vero ponte tra lui e il Papa) e le quattro memores domini che lo accudiscono, quando non è presente anche l’amato fratello Georg, suona la mattina presto ma un po’ più tardi rispetto a quando era Papa. Dopo la messa, la colazione e la lettura dei giornali la giornata prosegue con lo studio, (rilegge molti teologi preferiti), se il tempo lo permette, una passeggiata pomeridiana per la recita del rosario e infine si dedica alla sua passione più grande, il pianoforte. Ratzinger riceve anche visite: vescovi, sacerdoti di antica conoscenza, amici intellettuali, sempre in un clima di discrezione. Benedetto XVI però, sottolinea lo storico Andrea Riccardi, «non interferisce nell’attività di governo, non è prepotente e Francesco è privo di condizionamenti».

PROPRIO


il suo carattere schivo consente la coabitazione eccezionale di due Papi in Vaticano. Bergoglio ha detto di lui che è «come avere il nonno in casa», quello a cui si chiede consiglio. E infatti il rapporto tra i due, pur nella distinzione dei ruoli, è stretto e Francesco tiene in gran conto l’opinione di Ratzinger, spesso lo consulta. A Natale, dopo essere andato a trovarlo, Francesco ha anche insistito per averlo a pranzo il 27 quasi forzando la reticenza del suo predecessore. Qualche fuga Ratzinger se la concede nella sua amata residenza dei Papi a Castel Gandolfo che Francesco avrebbe voluto sfruttasse di più. Il Papa emerito potrebbe comunque riservare sorprese finali. C’è chi dice che la biografia su di lui che sta curando il giornalista Peter Seewald conterrà contributi originali dello stesso Ratzinger. Il Papa emerito infatti, continua a scrivere.