Federico Del Prete

BOLOGNA, 10 febbraio 2014 - QUATTROMILA persone in coda sabato fino alle due di notte. Altre tremila ieri, sotto un inaspettato sole di febbraio. Spopola a Bologna la ‘Ragazza con l’orecchino di perla’, il dipinto di Jan Vermeer, star della mostra dedicata alla Golden Age olandese, che ha aperto nel weekend a Palazzo Fava, in pieno centro storico, dove resterà fino al 25 maggio.
Un successo non inaspettato — lo confermano le oltre 120mila prenotazioni per un quadro, dalla fama seconda solo alla Gioconda — ma non per questo meno sorprendente. Certo, ha contato in maniera decisiva la celebrità pop che questo ritratto ha raggiunto negli ultimi anni: merito del romanzo di Tracy Chevalier e soprattutto del volto di Scarlett Johansson che l’ha portato sul grande schermo nella pellicola di Peter Webber del 2003. Tuttavia, quello sguardo, magnetico e enigmatico, rapisce a prima vista chi lo osserva live: «Dal vivo è molto più bella», il coro unanime di chi l’ha ammirata, grazie anche all’ottimo gioco di luci che esalta quel piccolo ritratto che all’epoca fu venduto per appena due fiorini e oggi ha una quotazione inquantificabile.

L’OCCASIONE è unica e irripetibile. Bologna, infatti, è l’ultima tappa (e l’unica europea) del tour mondiale delle gemme del Mauritshuis de L’Aja: oltre trenta capolavori dei più grandi maestri olandesi del Seicento che il museo ha deciso di portare in giro in attesa che termini la ristrutturazione della propria sede. Dopo l’estate, la Ragazza e gli altri dipinti torneranno a casa e da lì non si muoveranno più. Ecco perché, l’entusiasmo a Bologna è scoppiato in maniera incontenibile. I commercianti hanno preparato menu a tema, tenendo le porte dei ristoranti aperte fino a tardi in una città dove mangiare dopo le 22 è sempre stato un problema. I tavoli sono prenotati fino al weekend di Pasqua, gli albergatori sorridono e respirano dopo un 2013 che si era chiuso con la ‘botta’ tremenda dello stop del Motor Show. E ancora i cocktail su misura dei bar, il dolce a forma di perla, il ‘pane e tulipani’ dei fornai, la ‘notte bianca’ di sabato sera con la mostra aperta fino alle due, i mille souvenir e persino il logo dell’aeroporto che celebra la Ragazza. Una scommessa già vinta per chi ha voluto cimentarsi in un azzardo di queste dimensioni. Il percorso museale Genus Bononiae del presidente Fabio Roversi Monaco, la Fondazione Carisbo, gli sponsor Intesa San Paolo e Segafredo. E ultimo anche il Comune che sicuramente poteva fare di più (una cartina all’entrata con le altre bellezze di una città ricchissima di arte sarebbe stata un’idea efficace...), ma che almeno ha ripulito in extremis i graffiti della zona attorno alla mostra.

NEI PRIMI due giorni in fila c’erano tantissimi turisti, molti anche dall’estero, Olanda compresa. «Potremmo anche smettere di fare pubblicità», gongola il curatore Marco Goldin, che non si vergogna per nulla di questa celebrità nata più dal cinema che dall’amore per l’arte: «Molto del successo della ‘Ragazza’ dipende da questo, sarebbe stupido nasconderlo, ma anche questa è cultura». Come lui la pensano in tanti: sono attese più di 220mila persone.