ROMA
«SE IL GOVERNO
non è eletto non è democrazia». È passata solo una manciata di minuti dal giuramento dell’esecutivo di Matteo Renzi al Quirinale e Silvio Berlusconi si è subito calato nel ruolo di un’opposizione che, se da un lato rivendica un atteggiamento responsabile, dall’altro non lesina attacchi frontali al neonato governo. Con un’eccezione: un atteggiamento morbido nei confronti della squadra di governo dove figura, tra l’altro, quella Federica Guidi che, sia nel 2012 sia alla fine dello scorso anno, alcune indiscrezioni davano politicamente al fianco di Berlusconi. Il Cavaliere, per il resto, — in collegamento telefonico con due club ‘Forza Silvio’ a Milano e Roma — decide di andare all’attacco parlando di un’Italia «ingovernabile», con «un’unica via d’uscita: avere un solo partito che abbia la maggioranza assoluta alle elezioni e possa esprimere un proprio governo che cambi le istituzioni».

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perché Berlusconi non crede a una legislatura di lungo periodo: «Dobbiamo tenerci pronti alle urne», è l’invito dell’ex premier, consapevole che sull’era Renzi già pende uno spinoso nodo politico: l’entrata in vigore della riforma della legge elettorale pattuita da ‘Matteo’ proprio con Berlusconi il 18 gennaio. Una riforma che Ncd vuol far slittare. Ieri Maurizio Lupi lo ha confermato annunciando un impegno scritto siglato da Renzi e Ncd sull’applicabilità dell’Italicum solo dopo l’abolizione del Senato. Parole che, a stretto giro, hanno innescato la reazione di Forza Italia.
Il
Mattinale — nota politica degli azzurri — ha subito ricordato al neopremier che «pacta sunt servanda», definendo la coesistenza dell’accordo reso noto da Lupi con quello raggiunto con il Cav come «un’insanabile» contraddizione.