Alessandro Farruggia
KIEV
VLADIMIR

Putin mette indietro di qualche minuto l’orologio dell’apocalisse. E le Borse, pronte a cogliere i segnali, ripartono. Ma l’allentamento della tensione sul quadrante ucraino è accompagnato da un gesto simbolico da parte dei russi, il lancio di un missile intercontinentale RS12M ‘Topol’ da una base vicino al mar Caspio a un poligono in Kazakistan. Un lancio «comunicato agli americani prima dell’esplodere della crisi», ma la cui conferma «e il pieno successo» sono un messaggio al mondo: siamo sempre una superpotenza atomica. A riprova che è lui a dare le carte, il presidente russo ieri ha fatto aperture non scontate. E ha parlato solo dopo che il ministero della Difesa russo ha comunicato che «il comandante delle forze armate Vladimir Putin» aveva ordinato ai 150 mila uomini impegnati in esercitazioni anche al confine ucraino, «di rientrare nelle loro basi». Era un segnale chiaro.

«QUELLO

accaduto a Kiev — ha detto ai giornalisti convocati nella sua Dacia di Novo Ogarevo — è un colpo di Stato», ma ha annunciato che «al momento non vi è alcuna necessità di usare le forze armate russe in Ucraina». Un intervento si renderebbe necessario «solo in condizioni estreme». «Tuttavia — ha aggiunto — se Mosca vedrà che la situazione nell’Ucraina orientale diventerà fuorilegge, ci riserviamo il diritto di utilizzare ogni mezzo per difendere i nostri cittadini. Sarebbe un intervento nel pieno rispetto del diritto internazionale, ma ci auguriamo che non sia necessario». Putin ha anche assicurato che «la Russia non prende in considerazione l’annessione della Crimea», ma ha subdolamente detto che «il suo destino è nelle mani dei residenti, che hanno il diritto di determinare lo status della regione con il referendum del 30 marzo». Il presidente ha insisto che «il dispiegamento di soldati si è mantenuto in quanto previsto dall’accordo bilaterale con l’Ucraina» e le truppe sul campo «sono milizie di autodifesa».
Putin ha sottolineato anche che «Ianukovich è il presidente legittimo» ma l’ha scaricato, sostenendo che «non ha futuro» e che lui l’ha ospitato «per ragioni umanitarie». Attento nel dosare bastone e carota ha detto che «le sanzioni alla Russia causerebbero danni reciproci», ha avvertito che gli sconti sul gas russo all’Ucraina cesseranno, ma ha detto di voler cooperare con l’Ucraina e che «ha dato istruzioni al governo di proseguire i contatti anche con e autorità di Kiev, che consideriamo illegittime». Da Kiev il presidente Arseniy Iatseniuk ha confermato: «Ci sono stati i primi contatti». Ma la strada resta accidentata. Oggi Bruxelles varerà il primo pacchetto di aiuti e ci sarà il summit Nato-Russia. Mentre in Crimea i «patrioti russi» (leggi, l’esercito russo) conquistano una dopo l’altra le caserme dell’esercito ucraino, l’ordine regna a Sebastopoli. Che anticiperà il referendum, che potrebbe anche essere sdoppiato: in tutta la Crimea per l’autonomia, a Sebastopoli e aree adiacenti per l’adesione alla Russia.