Nuccio Natoli
ROMA
NON C’È

pace tra Bruxelles e Roma. Il commissario Ue, Olli Rehn, ha attaccato l’Italia (ma anche Croazia e Slovenia) definendoci paese con «squilibri macroeconomici eccessivi». La crescita al palo del Belpaese va affrontata con «politiche urgenti», attacca l’Europa, perché «data la dimensione dell’economia italiana, è particolarmente importante ridurre il rischio di effetti avversi» sull’eurozona. «La manovra per il 2014 — ecco il secondo monito — è insufficiente» ed è necessario «correggere l’alto livello di debito pubblico perché l’aggiustamento sugli squilibri strutturali sono insufficienti a farlo scendere e la competitività debole va affrontata». Quasi un preavviso di bocciatura. A stretto giro ha replicato sia il premier Renzi spiegando che «i numeri dell’Ue sono duri, ma ciò rende chiaro perché dobbiamo cambiare verso», sia il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan. Anche secondo il Tesoro «il monito è severo», ma le riforme messe in cantiere sono «in linea con le indicazioni di Bruxelles». Come dire che l’attacco è intempestivo e poco generoso, anche perché lunedì alla riunione dei ministri delle Finanze dell’Eurozona, Padoan presenterà i cardini della politica economica del governo che sarà «orientata alla crescita e a favorire l’occupazione, è il momento di dare una svolta». Nella sua nota il Tesoro con gran puntiglio ha svolto la tesi difensiva. Padoan ha ammesso che l’Italia soffre di scarsa competitività per l’elevato cuneo fiscale sul costo del lavoro.

L’ELENCO

dei passi avanti fatti dall’Italia è partito ricordando che negli ultimi tre anni la bilancia commerciale è passata da un deficit di 30 miliardi nel 2010 a un surplus di quasi 10. Lo stesso è accaduto con la bilancia dei pagamenti. I conti pubblici sono stati corretti e non è stata superata la soglia del 3% nel rapporto tra deficit e Pil. Con una punta di malizia la nota ha ricordato che proprio Bruxelles ha decretato «l’uscita dalla procedura per disavanzi eccessivi» e che il «calo dello spread sotto i 200 punti» testimoniamo come gli «sforzi siano stati importanti e riconosciuti». Padoan ha aggiunto che i primi segnali di ripresa sono dovuti in parte al «contributo dei meccanismi europei», in parte «dai rimborsi dei debiti pregressi delle PA alle imprese». La sensazione è che il governo si prepari a garantire a Bruxelles «una stagione di riforme», ma chiedendo in cambio all’Ue (e soprattutto alla Germania) di attenuare le regole ferree sull’austerità e di spingere con determinazione sulle azioni per favorire la crescita. Insomma, lo scontro tra Rehn e Padoan forse non è stato casuale, ma è servito a preparare il terreno per il faccia a faccia di lunedì 17 tra Renzi e Angela Merkel.