Elena G. Polidori

ROMA, 7 marzo 2014 - NE RESTERÀ solo uno, «come Highlander»? Alla fine, questa non sembra più solo l’ironia dell’espulso Lorenzo Battista contro un Grillo che pare non esser mai sazio di epurazioni; se si continua così, giura l’altro epurato Francesco Campanella, almeno al Senato «non troveranno più il quarto per giocare a briscola». La strategia è ignota, ma ieri, dal blog, il leader stellato ha emesso una nuova sentenza: fuori anche gli altri cinque (Alessandra Bencini, Laura Bignami, Monica Casaletto, Maria Mussini e Maurizio Romani) che «si sono isolati e non possono più rappresentare l’M5s». I cinque avevano dato le loro dimissioni in segno di solidarietà verso gli espulsi. Insomma, Grillo non ha accettato che se ne andassero loro, ha preteso di essere lui a cacciarli. Una slavina, insomma, ormai senza più controllo. E che potrebbe persino aumentare d’intensità, visto che ieri è giunta voce dal Senato di altri 4-5 senatori che starebbero infatti pensando di lasciare, al punto di far salire a 18 il numero dei transfughi che hanno mollato Grillo dall’inizio della legislatura.

SITUAZIONE complicata, difficile da gestire, che ieri ha avuto il suo punto più alto durante una riunione a palazzo Madama, dove erano presenti anche i cinque neo espulsi e che ha visto la questora M5S, Laura Bottici, fedelissima del leader, portare avanti un tentativo di mediazione: «Se cambiamo insieme il regolamento del gruppo, ritirate le dimissioni?», avrebbe chiesto nel corso della riunione. I cinque starebbero prendendo tempo, ma la questione ormai sembra superata. Non a caso Laura Bignami, intercettata dai cronisti, ha commentato: «Prima lo voglio leggere questo nuovo regolamento». Altri fuori, dunque. Con l’altro braccio parlamentare, la Camera, che ribolle dissenso. L’altra sera si è svolta una riunione tra oltre 50 parlamentari stellati con la sola presenza del vicepresidente Di Maio dei fedelissimi. Tutti si sono trovati concordi nel dire che quanto sta accadendo crea «difficoltà di lavoro e forte disagio», ma tutti hanno notato l’assenza dei vari Di Battista, Castelli e Fraccaro che ormai si muovono come un nucleo autonomo e scollato dal resto del gruppo.

ANCHE alla Camera, insomma, sono in previsione nuovi strappi, in alcuni casi (come in quello di Tommaso Currò o di Walter Rizzetto e Aris Prodani) addirittura auspicato dai talebani. A rendere la situazione ancora più tesa, poi, il fatto che sia stata intercettata una busta contenente dei proiettili e diretta ai senatori Lorenzo Battista e Luis Orellana che stanno lavorando alla formazione di un nuovo gruppo a palazzo Madama, formato per il momento solo dai cacciati grillini, ma destinato — in seguito — a diventare più grande. Qualcuno spera «più largo di quello di Alfano».