ROMA
SI ERA
presentato spontaneamente agli inquirenti per cercare di chiarire la sua posizione, ma dopo il colloquio è rimasto iscritto sul registro degli indagati per prostituzione minorile. Mauro Floriani, ex ufficiale della Guardia di Finanza e da quasi vent’anni dirigente di una società del gruppo Ferrovie, più noto come marito della parlamentare di Forza Italia Alessandra Mussolini, è fra le circa 40 persone coinvolte (solo metà delle quali indagate) fino ad oggi nell’inchiesta sulle due ‘baby squillo’ dei Parioli. E da «fonti investigative» filtra l’indiscrezione secondo cui sul suo conto risulterebbero «elementi probatori incontrovertibili». Elementi che, invece, si sarebbero rivelati ingannevoli nei confronti di un altro vip (pare si tratti di un giornalista) sottoposto a verifiche da parte dei carabinieri, fino all’accertamento che il caso era frutto di un’omonimia.

A PALAZZO

di Giustizia si sottolinea che, quando Floriani ha chiesto udienza per spiegare come e perché il suo numero di telefono poteva essere finito nella memoria dei cellulari delle ragazzine, i militari del Nucleo investigativo lo avevano già identificato con le tradizionali metodologie d’indagine: analisi dei tabulati telefonici, intercettazioni, riconoscimenti fotografici. Lui, comunque, ha negato categoricamente di aver avuto rapporti con le due adolescenti. Nel 1996, all’epoca della cosiddetta Tangentopoli2 incentrata sul grande affare dell’Alta Velocità ferroviaria, le polemiche fioccarono intorno a Floriani per il suo passaggio dai ranghi degli investigatori alle stanze di una società del comparto sotto inchiesta. Alessandra Mussolini difese il marito, fra l’altro facendo notare che l’incarico alle Ferrovie arrivava due anni dopo la fine del processo Enimont cui l’allora capitano aveva collaborato.
Insieme al manager, sono dunque una ventina i presunti clienti delle minorenni che si prostituivano nell’appartamentino della Roma-bene preso in affitto da uno degli organizzatori del «giro» e sigillato dalla polizia giudiziaria nell’autunno scorso. E 10 di loro, dopo aver scelto lo stesso percorso collaborativo imboccato da Floriani, ma sostenendo di ignorare la vera età delle due ‘lolite’, hanno già chiesto di patteggiare. Così, infatti, rischiano una condanna non superiore ad un anno di reclusione. Ma questo capitolo della vicenda, suscettibile di ulteriori sviluppi con l’identificazione di altri frequentatori della «casina», è stato stralciato dal filone principale, quello che nei mesi scorsi aveva portato all’arresto di cinque presunti «protettori» e clienti «cointeressati» nonché della madre di una delle ragazzine. Nei loro confronti il procuratore aggiunto Maria Monteleone e il pm Cristiana Macchiusi sembrano orientati a chiedere il giudizio immediato.
Bruno Ruggiero