Angelo Giorgetti
Firenze
PASSA

la Juve, che al contrario delle recenti abitudini cresce alla distanza e su punizione ritrova Pirlo in versione mago. Esce la Fiorentina, che gioca un solido primo tempo e a metà ripresa — episodio decisivo — perde Gonzalo per doppia ammonizione nell’unica occasione in cui Llorente riesce a saltarlo: in 10 contro 11 la logica della partita viola s’indebolisce di schianto e le buone parate di Neto testimoniano la forza bianconera. Ma prima dell’espulsione di Gonzalo resta a lungo in bilico l’ottavo di finale di Europa League: la Fiorentina questa volta non sbaglia approccio cercando di spingere subito e ha poco da rimproverarsi nel contesto di una partita interpretata con grande generosità. Al calo fisico nel secondo tempo corrisponde però il contributo modesto dell’attacco (sia con Gomez, sia con Matri) nonostante Montella avesse preparato un assetto predisposto al gioco e non contenimento. Avrebbe dovuto essere essere più concreta la Fiorentina quando si è avvicinata a Buffon con una continuità che faceva supporre altri sviluppi. Gli applausi finali della Fiesole, che chiamano la squadra sotto la curva, sono la certificazione che l’anima della squadra ha raggiunto il cuore dello stadio: è stata questa volta più forte la Juve, soprattutto alla distanza, sebbene fino all’episodio Gonzalo-Llorente la pressione fosse costante, ma non irresistibile. Partita comunque bella e giocata a ritmi alti.
Vivo per la Fiorentina soprattutto il primo tempo, che Montella imposta con Cuadrado basso per rubare il ritmo ad Asamoah e aumentare l’imprevedibilità degli incursori coordinati in alto da Borja, il centrocampista più alto fra le linee dietro a Gomez e Ilicic. Lo spagnolo tiene d’occhio Pirlo e un po’ lo infastidisce, la Juve però ha sempre in serbo l’energia atomica di Tevez che Gonzalo, sguainando le suole delle scarpe, cerca di anticipare. Frequenze alte e pressing totale della Fiorentina, che ha in mente gli ultimi due fragili approcci contro la Juve e non vuole sbagliare. Gli esperimenti di Montella continuano con Vargas interno su Vidal, mentre Tomovic a sinistra non soffre Isla. Partita equilibrata, anche se alla Fiorentina restano i rimpianti maggiori per tre occasioni sbagliate di poco (Gomez, Pizarro, Ilicic). La Juve si fa viva due volte con Tevez, ma Neto non si preoccupa troppo per la potenza dei tiri. Tutto questo alla fine di un primo tempo che piace al pubblico viola, rassicurato dalla qualità del giro palla e in ansia poche volte, al massimo due, per le accelerazioni di Carlitos. Di sicuro la Juve è meno appuntita sulle fasce, il meccanismo studiato da Montella (Cuadrado più Aquilani a destra, Tomovic più Vargas a sinistra) offre garanzie e protegge le difese, attentissima al centro con Gonzalo e Savic. Cambia molto nella ripresa, per l’episodio descritto all’inizio. La Juve però gioca con più convinzione e arriva al tiro con Llorente, sciupa due volte di testa con Vidal e si fa viva anche con Lichtsteiner. Dall’altra parte ci sono due tiri centrali di Cuadrado — gran partita — e Aquilani. Montella alla fine fa i complimenti alla squadra e, nonostante l’amarezza, si capisce che è sincero.