ROMA, 22 marzo 2014 - VA CONTROCORRENTE, Giorgio Squinzi. «Devo sfatare», dice, il clima idilliaco descritto per l’incontro di lunedì tra la Merkel e Renzi: «Io ero alla cena e lei è stata molto austera nei nostri confronti: non è che ci abbia accolto a baci e abbracci, ha detto che non possiamo derogare dalle regole». Fine di un mito. La ricostruzione del presidente di Confindustria fa piazza pulita dell’entusiasmo con cui Renzi e i renziani hanno dato conto della missione berlinese.

MA NON si tratta di un colpo al governo. Non un colpo voluto, almeno. Secondo Giorgio Squinzi, infatti, è ancora presto per giudicare. «Non si possono dare voti, credo che Renzi sia ancora a casa che si sta preparando per le interrogazioni», ha detto il leader degli industriali a margine di un convegno a Milano. Giorgio Squinzi ha però espresso un «giudizio positivo» in merito al decreto sulla riforma del lavoro. «L’abbiamo apprezzato ed è in linea con quello che ci aveva promesso, che aveva annunciato il ministro Poletti», ha detto. Ma essendo consapevole delle resistenze che allignano tra i rangi del Pd, Squinzi si è anche augurato «che poi questo provvedimento non venga distorto dal passaggio parlamentare».
All’inizio del suo intervento alla platea di rappresentanti della società civile e delle parti sociali, raccolti dal governatore Roberto Maroni a palazzo Lombardia per fare il punto sul primo anno di legislatura, Squinzi si era detto «interessato al metodo delle slide» utilizzato anche nella presentazione dei risultati conseguiti dalla giunta lombarda. Ma è stato chiaro che alludeva alle slide esibite la scorsa settimana da Renzi al termine del Consiglio dei ministri durante l’ormai celebre conferenza stampa programmatica. E infatti: «A me piacciono quelle slide che parlano di cose fatte, cose concrete, più che di quelle a venire». Segue riferimento alle proprie aziende: «Anche questa mattina ho ricevuto delle offerte perché spostassimo il nostro quartier generale nel Canton Ticino. Certo, se mi fanno aspettare 5 o 6 anni per costruire il nostro head quarter qui a Milano è un’idea che alla fine andrò ad accarezzare», ha detto. «Non ci pensare neanche», è stata la scherzosa replica di Maroni. In effetti assecondata dal medesimo Squinzi: «Dobbiamo ricreare le condizioni perché le imprese lombarde non vadano all’estero», ha infatti concluso.
r. r.